martedì 6 settembre 2016

Lello Arena: "Troisi un genio più di Einstein. Siani non dice la sua per piacere a tutti"

Ecco di seguito uno stralcio della recente intervista di "Libero" a Lello Arena.

[...] A 12 anni i suoi si trasferiscono a San Giorgio a Cremano.
«Solo 10 km di distanza da Napoli, ma li maledico accusandoli di egoismo e di volermi rovinare la vita. Penso che passare dal centro alla periferia sia la mia rovina, invece sarà la fortuna. Perché lì conosco Massimo».

Primo incontro?
«Spettacolo per la parrocchia e uno degli attori si ammala. Il regista dice: "Perché non prendiamo quel ragazzo che abita qui dietro? Quello che si lamenta sempre perché alle assemblee nessuno sta serio quando parla"».
massimo troisi lello arena scusate il ritardo

Chi è?
«Massimo, che è iper-attivo politicamente, è in tutti i comitati di scuola e interviene sempre. Però ogni volta che apre bocca, per quel suo stile strampalato di spiegarsi, gli altri ridono anche se sta esprimendo concetti importanti. E alla fine è sempre abbacchiato: "Ma che vita mi aspetta se la gente ride quando dico cose serie?"».

Diceva dello spettacolo.
«Troisi accetta la sostituzione anche se non ha mai recitato. Gli spiego che la scena è semplice, deve impersonare un salumiere che elenca i prodotti tenuti nel cestino: "Puoi dirli nell' ordine che vuoi"».

Poi?
«Il giorno dopo c' è lo spettacolo: "Lello, ho studiato il copione a memoria, so l' ordine preciso". Entra in scena e inizia: "Ci sta o' salame, poi o' capocollo e poi.. Anzi no". Mi guarda. "Sssscusate, aggio sbagliato. Cioè, prima ci sta o' capocollo e poi o' salame. O forse no...". E via così. Il risultato è che, ostinandosi nel cercare di dire l' esatto ordine del copione, la scena che doveva durare 20 secondi dura 20 minuti».

E funziona.
«Un successo strepitoso. Massimo mi guarda: "Ssscusa Lello, ma questo è o' teatro?". E io: "Più o meno". Lui: "Posso venire qualche altra volta?". "Certo, sono in via Recanati"». 

E lavorate insieme.
«Macché. Per otto mesi sparisce finché alle due di un pomeriggio di agosto, caldo soffocante, citofona: "Ti ricordi di me? Posso salire?". Gli dico: "Hai scelto il momento sbagliato per tornare: non si respira!". E lui: "Ero sicuro che saresti stato in casa"».

È l' inizio della vostra carriera, ma lei deve lasciare il rugby.
«Gioco in serie D, ma dopo ogni gara arrivo in scena ricucito e pieno di lividi. Massimo un giorno mi dice: "Lello, la gente pensa che allo spettacolo precedente ci hanno menato! Scegli: o il rugby o il teatro"».

Anche perché Troisi, più che la palla ovale, preferiva il calcio.
«Una volta mi obbliga ad andare a fare con lui una partita di beneficenza al San Paolo. Con noi gioca Mennea, che alla prima azione parte di corsa palla al piede e mi urla: "Lello, seguimi!!!". E io: "Ma che, sei cretino?"».

Meravigliosa questa. Continuiamo con il teatro.
«Io e Massimo apriamo il "Centro Teatro Spazio", una specie di comune frequentata da molti artisti».
Troisi però non sta bene e nel 1976 va negli Usa per farsi operare al cuore. Al suo ritorno nascono "I Saraceni": voi due ed Enzo Decaro.

È un successo e vi chiamano alla Rai per il programma "No stop".
«Magalli però ci chiede di cambiare nome, cosi decidiamo di diventare "La Smorfia", rifacendoci al libro dei sogni e alla mimica dell' attore».

È il boom. E lo sketch de "La Natività" (1979) diventa leggendario.
«Massimo ha pronto un monologo sui problemi di Napoli raccontati dalla moglie di un pescatore, ma sembra troppo pesante. Allora ci viene in mente di introdurre l' equivoco dell' Arcangelo Gabriele che sbaglia casa. E nasce: "Annunciaziò annunciaziò"».

Per fare l' Arcangelo lei si addobba in modo curioso.
«Trovo in casa la vestaglia di mia madre e la provo. Perfetta».
 
È un trionfo.
«Ma anche un grosso guaio dopo il primo passaggio in tv».
 
Perché?
«In Rai arrivano centinaia di proteste e veniamo denunciati per vilipendio alla religione di Stato».

Come finisce?
«Il giudice ci chiede: "Volevate vilipendere la religione?". Noi: "No, era solo un pezzo comico". "Va bene, andate". Assolti. Però per anni quello sketch è rimasto chiuso nelle teche Rai, solo Arbore ha avuto il coraggio di rispolverarlo».

Nel momento migliore, però, "La Smorfia" si scioglie.
«A Napoli facciamo 19 giorni di tutto esaurito con "Così è (se vi piace)": i bagarini vendono i biglietti da 3mila lire a 60mila. Siamo come i Beatles, abbiamo tutti ai piedi, le ragazze fanno a gara per andare a letto con noi».

Ma vi dividete.
massimo troisi lello arena enzo decaro la smorfia
«Ognuno ha ambizioni cinematografiche ed è meglio lasciarci all' apice del successo che continuare non riuscendo a restare allo stesso livello».

Lei e Troisi nel 1981 girate il film "Ricomincio da tre".
«Ci buttiamo nel cinema senza sapere come funziona e passiamo per stravaganti. Io mi occupo di tutto, dal casting alla produzione, dal caffè alla macchina da presa. E con Massimo c' è una grande intesa».

Tutta improvvisazione?
«Ma che scherza??? Quando si provava eravamo liberi di inventare e farci venire idee, ma una volta stabilita la scena Massimo voleva che si rispettasse il copione nei dettagli».

Dopo "No grazie, il caffè mi rende nervoso" (1982), esce "Scusate il ritardo" con cui lei vince il David di Donatello.
«Il film più completo, bella storia».

Eppure vi separate: Troisi si concentra sul cinema, lei continua a fare film, ma pure teatro e tv con Scherzi a Parte e Striscia la Notizia.
«Esigenze diverse, Massimo ha altri progetti. Ma forse anche la consapevolezza del futuro. E l' intenzione di non tenermi legato sapendo che prima o poi avrei dovuto fare a meno di lui».

Cosa intende?

«Non ha nemmeno voluto figli: sentiva che se ne sarebbe andato presto».
 
Morirà il 4 giugno 1994.
«Sono al saggio di mia figlia, squilla il cellulare. Una giornata di gioia si trasforma in tragedia».
 
Arena, ripensa ai tanti anni vissuti con Troisi e...
«Rido. Per la sua imprevedibilità, le sue fantastiche stranezze. La sua voglia di goliardia».


Troisi: per lei è stato...
«Un genio, più di Einstein perché è entrato nella vita delle persone comuni. Poi un amico. Un fratello. Una guida. Quando è morto mi sono detto che avrei fatto di tutto per non farlo dimenticare. Mi sto accorgendo che non serve: la gente lo ama ancora e lo amerà per sempre».

A proposito di artisti partenopei: Alessandro Siani le piace?
«Lo conosco per quello che fa e mi sembra stia girando un po' a vuoto. È un grande manager e ha ottime capacità, ma nun tiene o' coraggio di dire la sua, farci capire da che parte sta, prendere posizione su Napoli, sulla comicità, su se stesso. È il problema di chi vuole per forza piacere a tutti».



massimo troisi christian de sica carlo verdone
Piccolo notiziario troisiano di fine estate
Ad Ostia è stata intitolata una sala teatrale a Massimo Troisi, in Viale Cardinal Ginasi 12. E dal 22 settembre parte il cartellone con lo spettacolo "Beate noi", che vede protagoniste Milena Miconi e Francesca Nunzi.

Dedicata a Massimo anche la quarta edizione del Camaiore Film Festival, dedicata ai cortometraggi indipendenti e sperimentali. Appuntamento al teatro dell'Olivo dal 16 al 18 settembre. Nella piazza centrale di Monteggiori domenica 4 settembre è stato invece proiettato "Pensavo fosse amore invece era un calesse". 
 

2 commenti:

  1. Lello si conferma un Amico Vero: quando parla di Massimo attinge prima dal cuore, poi dai ricordi ... E si conferma un vero signore, sempre opportuno. Grazie per la condivisione di questa "esperienza di vita"! Daniela V.

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  2. "Un genio, più di Einstein perché è entrato nella vita delle persone comuni. Poi un amico. Un fratello. Una guida": Lello lo vive come me, che sono sempre dalla parte del Massimo-pensiero ... com'e' che non ne sbagliava una!? E proprio come tutti i geni, mooolto amato anche se non compreso da tutti. Daniela V.

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