martedì 24 marzo 2015

L'amore secondo Massimo Troisi, a parole sue

"L'amore è eterno. E quindi lo si può definire solo a posteriori: è un titolo che si può dare alla memoria. Credo che sia quel sentimento che riesce a uscire indenne, a durare nel tempo, rispetto alla stanchezza, alla rottura di scatole, alla noia, ai dolori. Ma bisogna aspettare l'eternità, per riconoscerlo". 
 
"Esistono tante possibilità intermedie tra l'amore e il non amore: l'orgoglio, la paura della solitudine, la gelosia, la possessività... Tutte cose che chiamiamo amore, e non lo sono". 
 
"Forse non c'è una definizione dell'amore, ma c'è l'amore. E l'unica certezza, l'unica cosa provata è che la sofferenza d'amore, prima o poi, finisce. Ci vuole carattere, bisogna avere la pazienza di aspettare. Non si muore per amore, si muore per impazienza". 
  
"Questa benedetta parola non basta più a riassumere un sentimento così complesso. Forse dovremmo imparare ad accontentarci di un surrogato". 
  
"Succede, no?, che uno è stato innamorato, e poi finisce. E ti accorgi che ti sei sbagliato clamorosamente. E magari dopo qualche anno vedi una fotografia e dici ma non è possibile che io sia stato tanto tempo con quella persona. Non poteva essere amore, ma neanche attrazione, simpatia, sesso, amicizia". 
  
"Io sono così. Quando una storia è stata importante e finisce, io la pazienza la trovo, soprattutto se in quel momento sono più forte. Anche se ho tutti i motivi per dire: cazzo, basta, non butto via il bene che c'è stato, non alimento false speranze, ma cerco di creare le basi per un altro rapporto. Magari, se mi comportassi da stronzo, aiuterei l'altra ad odiarmi, si libererebbe prima. Ma io preferisco l'indifferenza all'odio. Se uno ti odia può farti male. Metti che ti odia uno come Hitler. E' meglio se gli sei indifferente, no? Io non voglio essere odiato e, potendo scegliere, preferisco soffrire meno, lasciare piuttosto che essere lasciato, avere il senso di colpa per l'altra che sta male piuttosto che stare male io. Certe volte, quando ne sei fuori, pensi: com'era bello quando soffrivo, ma è una fesseria. Con la sofferenza ci guadagnano solo i cantautori che ci scrivono sopra i successi". 
  
"Un rapporto con una donna che vuole tabula rasa non mi piace. Sia l'uomo sia la donna ci provano a darti questa verginità, usando la gelosia che non è solo per un possibile ritrovarsi fisicamente, ma per la vecchia intesa, per la bella complicità che puoi costruire con un dopoamore. Sbagliano, perché loro, i partner nuovi, hanno dalla loro parte l'arma della passione, della curiosità, della scoperta continua che rende esaltante il nuovo amore. Eppure ci provano". 
  
"Quello a cui sono contrario è l'amore-maratona, in cui può trasformarsi un matrimonio o un rapporto quando è finito l'amore. Esempi di amore-maratona ce ne sono tanti, tutti quei matrimoni di una volta, quando non si usava affrontare la verità di una fine, si cominciavano a detestare i vizi e le abitudini dell' altro, il rumore di pantofole trascinate, il risucchio della minestra, un gesto sempre ripetuto. Ma si restava insieme, frustrati. Non si poteva fare altrimenti, allora". 
   
"Quando si vuole sedurre qualcuno si è pronti ad accettare tutto. All'inizio di una storia, si è disposti a qualunque bugia. Ami, e dici: se vuoi non mangio più carne, se vuoi mi faccio prete, se vuoi mi vesto di rosso. Ti fa piacere dirlo, perché ami. Quando si smette di amare, in genere non si ha la pazienza di aspettare che finisca bene, si cerca la strada più breve, la rottura, la sofferenza. Invece ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell' inizio, bisogna superare gli egoismi, vivere questo momento con la stessa passione, far sentire alla persona lasciata tutto il bene che c' è stato: ci vuole amore per chiudere una storia. Aspettare un po' per non buttare via tutto ma recuperare quanto è possibile, ricreando un altro rapporto, un dopo-amore, fatto di conoscenza e di complicità, qualcosa che può essere molto più forte dell'amicizia". 
    
"L'amore è pazienza e rispetto. Ho la sensazione che oggi ci si lasci un po' troppo a cuor leggero. C'è un problema e zac, si taglia. L'amore ha tempi più lunghi dell'infatuazione? Ci si innamora dopo un minuto, un giorno o un anno? Amore è "e vissero per sempre felici e contenti" o "e vissero per sempre"?". 
   
"Non è necessario, quando una storia d'amore finisce, uscirne straziati dalla sofferenza: si può lasciarsi insieme, lasciarsi con amore". 

"Bisogna avere il coraggio della fine, piano piano, con dolcezza, senza fare male. Gli uomini generalmente sono vigliacchi, cominciano a buttare fumogeni, non escono più con lei, hanno tanto da lavorare, non fanno più l' amore... Oppure sono sfrontati, sicuri di non dover rendere conto. Oggi però la distinzione tra uomini e donne è sfumata, la coscienza femminile è passata a molti uomini. Ci sono anche donne Rambo che conquistano o abbandonano brutalmente, e ci sono uomini pazienti e dolci". 
  
"L'amore è tutto quello che sta prima e quello che sta dopo. Magari bisognerebbe tenere più in considerazione il durante. Una cosa è certa. L'amore può fare molto male. Ho visto amici sbarellare: gente solida, ben piantata nella carriera e nel lavoro, razionale". 
  
"Io ho vissuto la vita stando molto a guardare, non sapendo che fare, per timidezza, per i problemi fisici che ho avuto. Credo di avere acquistato un bagaglio maggiore, di avere rispetto, quasi un animo al femminile, dove pensavo che niente mi era dovuto, dove tutto andava creato, formato, senza arroganze, senza presunzioni, senza quei famosi fumogeni che nascondono la verità. E se è vero che gli uomini, quelli della mia generazione, parlano ancora più di donne che di amore, negli ultimi anni intorno a me vedo sempre più uomini che mi somigliano, che hanno smesso di dover essere per forza vincenti. Si parla di donne non più chiuse nei ruoli come un tempo: la moglie, la puttana, quella eccentrica. Certo era più comodo per gli uomini quando c'erano i ruoli, nelle generazioni dei padri, dei nonni. Ma mica si può avere nostalgia. Come se, dovendo andare a Pisa, dico: si stava meglio col fascismo perché i treni erano puntuali. Non puoi rimpiangere il fascismo solo perché devi andare a Pisa". 

"A una donna un uomo solamente non basta: ha bisogno di quattro uomini per farne uno. Invece per un uomo, almeno per me, una donna è troppo, non ce la faccio, mi sento carente. Perciò certi uomini cercano cento donne: è il modo giusto per non averne nessuna". 
  
"Un rimedio per non farsi tanto male è preservarsi. Non essere felici fino in fondo e non deprimersi fino in fondo. Si mente quando si dice "Ti amerò per sempre" o "Sei la donna della mia vita". Si è bugiardi e si sa di esserlo. Del resto, l'amore è fatto apposta per essere contraddetto".
  
Stralci di interviste tratte da "Repubblica", "Corriere della sera" e "L'Unità".
  

venerdì 20 marzo 2015

"Ricomincio da tre" di Massimo Troisi: nei negozi il dvd/blu-ray disc di restaurato in HD (2K)

http://www.tempiodelvideo.com/MainPage/WebSite/ListiniUscite/2014/2014%20-%20Uscite%20HomeVideo%20Dicembre/Images/31348.jpgNuova versione in commercio home video per "Ricomincio da tre", primo film diretto e interpretato da Massimo Troisi. Si tratta di un nuovo restauro, questa volta in 2k, a partire dai negativi originali e con il contributo della cineteca nazionale. Presentato per la prima volta all'ultimo Festival Internazionale del Film di Roma. Disponibile da dicembre 2014 in dvd e blu-ray disc. I contenuti extra, riportati qui sotto, non sono rappresentano invece niente di nuovo rispetto all'edizione precedente.

Contenuti extra

  • Making of
  • In ricordo di Massimo Troisi di Tonino Pinto
  • Intervista al produttore Fulvio Lucisano

giovedì 19 marzo 2015

Auguri Pino! Due splendidi sessantenni che cercano un sorriso tra le nuvole (sempre con uno sguardo alla loro Napoli)...

Massimo Troisi e Pino Daniele. Entrambi sobri, entrambi quasi "ossessionati" dal voler rifuggire l'oleografia della Napoli tradizionale, ma entrambi profondamente napoletani, e napoletani moderni!
Almeno ai tempi loro lo sono stati.
Oggi entrambi si sarebbero trovati a disagio, ne
lla società volgare e dai valori rovesciati di oggi... Pino lo ha dimostrato, il suo disagio, credo che anche per Massimo sarebbe stato lo stesso.

Non sapremo mai se forse insieme avrebbero trovato la forza per resistere e rappresentare nuove vie... forse con Massimo, con la forza della sua ironia... o forse si sarebbero eclissati in un loro mondo per tenersi a distanza come in parte ha fatto Pino.
Non lo sapremo mai. 
 
Quello che so è che con la loro napoletanità "moderna" e perfettamente incastrata nel loro tempo (più di quanto non si credesse e di quanto non ci si accorgesse) hanno rappresentato per lungo tempo molti di noi napoletani e proprio per questo, per il loro essere "megafono" di un sentire che a Napoli esisteva eccome, hanno contribuito anche a cambiare, e in meglio, noi stessi e (quindi) la nostra città.

Olimpio


Pino ha scritto ed eseguito le musiche per le colonne sonore di tre film di Massimo: Ricomincio da tre (1981), Le vie del Signore sono finite (1987) e Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991). Massimo di queste collaborazioni ha detto, con la sua solita ironia (in presenza di Pino): "Io ho fatto tutti i film per le musiche di Pino Daniele. Dicci la verità, dai, Pino! Noi lavoriamo così. Lui fa le canzoni, mi chiama e dice: "Allora io nelle parti più accussì, più malinconiche ci faccio le parti più drammatiche, quando la musica è svelta ci faccio le battute e sono anni che andiamo avanti così. Come scrive 'na canzone io ci faccio 'nu film comico." A Massimo sarebbe piaciuto anche scrivere una commedia musicale lavorando appunto con Pino.
 
Ho sempre avuto la sensazione, guardando un film di Massimo o ascoltando un brano di Pino, di essere di fronte alla stessa cosa, allo stesso modo di dire le stesse cose, alla stessa arte e poetica. Ho sempre ritenuto Pino (nato il 19 marzo, due anni dopo Massimo ma curiosamente lo stesso giorno del mese successivo) il corrispettivo di Massimo in musica, almeno fino al 1994. Nelle apparizioni insieme Massimo, introverso ma comunque più intrattenitore, sovrastava Pino, anch'egli timido e riservato ma ottima spalla delle sue gag. Entrambi condizionati in un modo o nell'altro dal ritmo non regolare del proprio cuore, fantasioso e un pò matto. Entrambi paragonano l'altro ad Eduardo, artisticamente parlando. Entrambi portano in giro per il mondo la napoletanità che sento più mia, come quasi nessun artista partenopeo oggi riesce a fare. Quella napoletanità che Massimo incarna magistralmente, e che lo stesso Pino ha saputo definire così bene: "La napoletanità autentica deve essere coltivata con discrezione, con cura, sforzandosi di eliminarne le parti superflue o ridondanti, frutto di un eccesso di gusto barocco, per arrivare, se possibile, alla essenzialità di sentimenti e pensieri che, una volta colti nel modo giusto, si mostrano fragili e delicati". Quanto è difficile oggi veder veicolata questa napoletanità, quella più autentica e genuina. Io mi affido ancora a loro.

Cristiano
 

venerdì 13 marzo 2015

Ancora Troisi e Benigni in "Non ci resta che piangere" al cinema: le reazioni del pubblico in sala (VIDEO)

Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
La comicità è una sola, diceva Massimo Troisi. Dopo oltre trent'anni con lui e Roberto Benigni al cinema si ride ancora, eccome. Guardarli sul grande schermo, scoprire dettagli nuovi, è sempre emozionante. Di trentennale in trentennale stiamo avendo la possibilità di (ri)vedere i film di Massimo in sala. E rilevare l'entusiasta riscontro del pubblico è stupendo, come il suono delle risate dopo un suo gesto, una sua battuta, un suo semplice sguardo. Grazie al mitico Bob per i contributi filmati (e le foto), montati nel video che vedete qui sotto. E grazie all'altrettanto speciale Daniela, che con la sua testimonianza parla un po' per ognuno di noi.  Non ci resta che ridere ed emozionarci, ancora.
Cristiano


"Non ci resta che piangere" è ancora più godibile su grande schermo, se possibile! Colori saturi, ambienti più profondi, ma alcuni interni meno luminosi. In certi primi piani un Massimo Troisi con...occhi quasi verdi, cicatrice visibilissima sul petto, bocca stretta e sottile, mimica tanto straordinaria nella sua (quasi) impercettibilità (la sua forza!) Contenta di averlo visto!

Ho notato che Giada, del nostro gruppo Facebook, è andata lo stesso giorno nostro (3 marzo) allo stesso cinema di Roma (UCI Porta di Roma) dove siamo stati anche noi, solo…allo spettacolo dopo il nostro (noi alle 17, lei alle 19:40). Insomma, non ci conosciamo ancora ma la stessa passione ci fa frequentare gli stessi posti (quasi) nelle stesse ore. E avremmo anche potuto incontrarci …

Mi unisco al suo commento: anche io ho provato una grandissima gioia quando nel voltarmi ho visto la sala piena, proprio piena di gente di ogni età. E tanti genitori con ragazzini: alcuni erano talmente piccoli che non sono riusciti a rimanere fermi per tutto il tempo e alla fine…si sono alzati a giocare quasi sotto lo schermo. Senza disturbare nessuno di noi, troppo eccitati per distrarci.
A metà sala, sulla destra, si sentiva una donna con una risata fortissima e molto contagiosa. Non ha smesso di ridere in quel modo per tutto il tempo..
L’applauso finale dopo il “33, 33, 33”…chi l’avrebbe “chiamato”? Cristiano, tu mi conosci, non ho saputo trattenermi. Avevo già fatto un tentativo a metà proiezione, ma aveva attecchito poco. Alla fine, però, il mio “la” ha fatto il giro dei cuori di tutti. Ed è stato inevitabile uno “scroscio di cuori”.
Se questa non è magia …?” come dice pure Giada.
Daniela
 
                                
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
Massimo Troisi Roberto Benigni Non ci resta che piangere
 

martedì 10 marzo 2015

Le scale di "Scusate il ritardo" finalmente intitolate a Massimo Troisi

Massimo Troisi Lello Arena Scusate il ritardoCi avevamo pensato più di dieci anni fa, scovandole per la prima volta quando la loro ubicazione precisa era stata dimenticata anche da qualcuno che aveva partecipato al film. Scherzando, ma non troppo, con Daniela ci dicevamo che saremmo andati di notte ad apporre una targa per intitolarle a Massimo. Ora pare proprio che quel sogno stia per diventare realtà. Le scale di "Scusate il ritardo", che a mio avviso hanno ospitato i duetti comici migliori in assoluto dopo quelli di Totò e Peppino (dopo c'è il nulla o quasi), porteranno il nome di Massimo Troisi.

Scale Scusate il ritardo Massimo Troisi Napoli
Il Mattino scrive: 
"Dal degrado ai riflettori. Dalla dimenticanza a un omaggio doveroso. Le scale immortalate nel film 'Scusate il ritardo', in cui Lello Arena sfoga le sue pene d'amore, saranno dedicate a Massimo Troisi, il grande attore che proprio quelle scale ha reso eterne nella sua celebre pellicola. Lo ha deciso, su proposta di un comitato di cittadini, la commissione Toponomastica del Comune di Napoli.
Le scale «di Troisi»
si trovano nel quartiere Chiaia, a ridosso di via Crispi. Da quelle parti, in via Luca Da Penne e in piazzetta Beneventano, il grande regista e attore girò il suo secondo film. la scorsa estate quel luogo è stato lasciato al più completo abbandono e alle erbacce. Adesso, in nome di Troisi, è ora di valorizzarlo, come dovrebbe essere fatto per altri luoghi mitici del cinema a Napoli".

Festeggiamo con due foto del nostro ultimo raduno, scattate proprio sul luogo, che immortalano alcuni degli splendidi partecipanti come fossero seduti sul divano di casa loro.

Cristiano


Scale Scusate il ritardo Massimo Troisi Napoli
Scale Scusate il ritardo Massimo Troisi Napoli

sabato 7 marzo 2015

Tutti al cinema per Massimo: il nostro affetto che percorre l'Italia intera, i vostri biglietti e commenti

Non ci resta che piangere Massimo Troisi Roberto Benigni Cinema
Ecco una selezione dei biglietti e dei commenti che mi avete inviato sul gruppo Fb in occasione della proiezione nei cinema della versione restaurata di "Non ci resta che piangere". E' stupendo seguire la scia d'amore per Massimo che percorre tutta la penisola. Ed è eccezionale dopo trent'anni vedere tanta gente in sala per un film visto e rivisto, con lo stesso entusiasmo, le stesse risate. Non credo possa succedere lo stesso tra trent'anni con un film "comico" di oggi...

Grazie a tutti.
Cristiano
 
 
Da "emigrante" (anche se Massimo rifuggeva da questo termine) mi sono goduto ieri a Brescia uno dei capolavori del cinema italiano! Segnalo che la sala era piena (saranno stati tutti terroni? No!) e che molti erano con i figli ed erano presenti molti ragazzi. Io stesso ho portato i miei nipoti di 17 e 11 anni, in modo da fargli conoscere meglio la genialità e l'unicità del nostro Massimo! Ben vengano altre iniziative del genere. Fosse per me ci andrei tutte le settimane!
Marco (Brescia)

..magari riproponessero anche altri grandi Film che hanno fatto la storia del cinema. Io ci vado sporadicamente proprio perché quello che ci propongono oggi è per di più spazzatura. Pensa a rivederli tutti sul grande schermo...starei sempre in prima fila!!!  
Ieri vedere Massimo al cinema per la prima volta è stata un'emozione grandissima. Com'era bello e in salute...proprio nel fiore degli anni! ♡
Il fatto di potermi godere questo Film sul grande schermo è stato un vero regalo. Dalla mia seconda fila ho potuto apprezzare appieno il bel restauro che è stato fatto e cogliere tanti particolari e tante espressioni che dalla mia VHS sbiadita non avevo mai notato.
Ma la gioia più grande l'ho provata quando nel voltarmi ho visto la sala piena, piena di gente di ogni età. Tutti insieme per rivivere un capolavoro di comicità. Sono passati trent'anni eppure eravamo tutti lì a ridere come se lo stessimo vedendo per la prima volta. Se questa non è magia....♡
Vi giuro che non ho mai sentito un pubblico così partecipe e così unanime, dall'inizio alla fine.
"33, 33 e 33", nella sala si alza un ultimo coro di risa...ed ecco che finalmente scatta l'applauso. 
Giada (Roma)

Vederlo oggi ha sicuramente più valore!!!

Silvana (Roma)

Spero che un giorno qualcuno possa far ridere e divertire come te, anche rivedendo un film 30 anni dopo e conoscendolo a memoria...
Mi accontenterei anche di un buon fac-simile...ma che sia all'altezza!!
Giorgio (Napoli)

La sala intera che rideva ieri come se tutti lo stessimo vedendo per la prima volta, ci stava gente di tutte le età. .non ne nasce più uno come te, Massimí!
Anita (Roma)
Vedere un film di Massimo al cinema ti lascia quel velo di malinconia piacevole, un'emozione indescrivibile quando a fine proiezione tutti i spettatori in sala si sono alzati per applaudire ...
Non vi nascondo che mi sono commosso avrei dovuto immortalare questo evento ... Ma ho preferito vivere questo momento magico in silenzio ....
Grazie Massimo per tutte le emozioni che ancora oggi mi regali.
Roberto (Roma)
   

venerdì 6 marzo 2015

Cecchi Gori diffida la Lucky Red per "Non ci resta che piangere" nelle sale: ma è un restauro, non una versione aggiornata. Gli incassi e gli spettatori della tre giorni

Non ci resta che piangere Massimo Troisi Roberto Benigni
Vittorio Cecchi Gori ha inviato una diffida alla Lucky Red Distribuzione cinematografica per la distribuzione nelle sale del film 'Non ci resta che piangere', scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi, a 30 anni dal suo esordio nei cinema.
"In nome e nell'interesse di Vittorio Cecchi Gori, produttore dell'opera cinematografica 'Non ci resta che piangere', si invita e diffida la società in indirizzo -si legge nella diffida inoltrata alla Lucky Red dallo Studio Legale Passalacqua- nonchè tutti i soggetti da questa coinvolti, a procedere con la distribuzione della versione aggiornata dell'opera sopra menzionata in assenza di previa autorizzazione e assenso del produttore, titolare dei diritti, al netto delle intervenute vicende societarie".

Fonte: adnkronos.com


LA RISPOSTA DELLA LUCKY RED

Vittorio Cecchi Gori contrario alla riedizione, restaurata e rimasterizzata, del film cult di Benigni & Troisi Non ci resta che piangere, in sala dal 2 al 4 marzo, diffida tramite l’avvocato Gianfranco Passalacqua la Lucky Red a distribuire il film. Questo, “in assenza di previa autorizzazione e assenso del produttore titolare di diritti, al netto delle intervenute vicende societarie”, dice il legale di Cecchi Gori. 
Pronta la replica di Lucky Red che, ribadendo all’ANSA, di essere esecutrice in qualità di distributore cinematografico, sottolinea che titolari dei diritti del film, dopo la vendita della library Cecchi Gori alcuni anni fa, sono ora tre società: 
Non ci resta che piangere Massimo Troisi Roberto Benigni
Mediaset e la Film&Video di Marco Gaudenzi, oltre allo stesso Roberto Benigni con la Melampo. Né il produttore di allora Mauro Berardi, né la famiglia Troisi, si apprende dalla Lucky Red sono stati contattati, trattandosi di una semplice “operazione commerciale”. 
Secondo il legale di Cecchi Gori si tratterebbe di una ”versione aggiornata” del film, ma dalla distribuzione si replica che si tratta semplicemente di un restauro.
Fonte: cinema.mtv.it
 

Lucky Red ha distribuito Non ci resta che piangere come uscita evento dal 2 al 4 marzo in 202 schermi, incassando oltre 270 mila euro. La pellicola si è piazzta tra il terzo e il quarto posto dei film più visti in Italia in quei giorni. Ecco il dettaglio dai dati di cineblog.it:

2 marzo -  € 48.875 - 5.959 spettatori
3 marzo -  € 110.166 - 13.284 spettatori
4 marzo - € 114.005 - 13.888 spettatori
  

giovedì 5 marzo 2015

Massimo Troisi all'università di Napoli: ciclo di lezioni per il master di drammaturgia e cinematografia alla Federico II

Si terrà oggi, giovedì 5 marzo dalle 14.30 alle 16.30 nell'aula 342 del Dipartimento federiciano di Studi Umanistici, la prima di un ciclo di lezioni, tenute da Vincenzo Caputo («Sono uno a leggere, loro milioni a scrivere». Massimo Troisi 1994-2015), le quali saranno dedicate alla produzione dell’artista nativo di San Giorgio a Cremano. Tale ciclo si inserisce all’interno dell’ampia offerta didattica legata al Master di II livello in “Drammaturgia e cinematografia. Critica, scrittura per la scena e storia” della Federico II, coordinato da Pasquale Sabbatino.

Le lezioni consteranno di due momenti complementari. Da un lato sono programmate ore di didattica frontale, le quali si pongono l’obiettivo di analizzare la genesi, i nuclei tematici e le questioni legate all’attività, teatrale e cinematografica, del comico. A questo momento se ne somma, però, un altro. Esso coinvolge in maniera attiva i frequentanti del Master, i quali sono chiamati a elaborare, riscrivere e ripensare la sua produzione. Entrambi i momenti prevedono la proiezione di sketch, interviste, film legati alla figura di Massimo Troisi, arricchiti da testimonianze di attori, registi e amici.

In particolar modo nella lezione di giovedì 5 marzo («Ritornare al copione»? Il teatro de “La Smorfia”) si analizzeranno i “mini atti unici” del trio Arena-Decaro-Troisi e il ruolo, sia attoriale che scrittorio, di quest’ultimo all’interno di tale teatro. Le lezioni prevedono una preliminare riflessione sulla fondamentale edizione einaudiana della Smorfia (1997 e 2006). Attraverso la visione e l’analisi delle rappresentazioni, l’attenzione si soffermerà in particolar modo sui monologhi, dove Troisi – da solo in scena – riesce a mostrare tutta la propria bravura attoriale. Seguiranno poi, nei prossimi incontri, discussioni sulla scrittura di Troisi per la scena e per il cinema, sulla fortuna della sua figura all’interno della narrativa contemporanea e sui rapporti con le arti figurative del tempo. Inoltre, a chiusura del ciclo, i partecipanti al Master saranno invitati a scrivere l’opera (teatrale, narrativa o altro), che l’attore sangiorgese non ha mai scritto. È l’opera che emerge in filigrana dalla visione delle sue interviste, dalla riproposizione di alcune sue specifiche caratteristiche attoriali, dalla totale riscrittura di alcuni sketch della Smorfia, i quali sono ormai “classici” del teatro italiano.

L’obiettivo è quello di consegnare a studenti e studiosi, appassionati e addetti ai lavori, l’immagine inedita di un Troisi vivo e prolifico. In questi vent’anni di assenza fortemente presente, che ci separano dalla morte, l’eredità di Troisi è germogliata in modi e tempi diversi, dimostrando quanto la sua vicenda artistica rappresenti una tappa importante nella storia del teatro e del cinema, italiano e internazionale.


lunedì 2 marzo 2015

"Non c'era un copione e si rideva a crepapelle sul set": gli aneddoti di Amanda Sandrelli su "Non ci resta che piangere", in sala dal 2 al 4 marzo

“Non c’è mai stato un copione, non l’ho mai visto, al massimo c’era una sorta di canovaccio per qualche scena”, spiega al fattoquotidiano.it Amanda Sandrelli al suo esordio cinematografico nel film dell’84 che arriva al cinema per tre giorni da lunedì 2 marzo a mercoledì 4
“Ricordati che devi morire”, “Mo’ me lo segno”. È giusto una battuta che vede Massimo Troisi al suo meglio tra le tante memorabili gag di un film culto come Non ci resta che piangere, interpretato assieme all’amico Roberto Benigni nel 1984. Più di 30 anni dopo, ed esattamente lunedì 2, martedì 3 e mercoledì 4 marzo 2015, sarà possibile rivedere il film diretto in coppia dai due comici in 200 sale cinematografiche italiane.
Il distributore Lucky Red mette nuovamente a disposizione uno tra i più grandi incassi della commedia italiana degli anni ottanta (15 miliardi di lire), in versione restaurata e rimasterizzata (ma non nella versione lunga uscita in dvd nel 2005 ndr) grazie al contributo di Medusa, Roberto Benigni e Marco Gaudenzi della Film&Video, che oggi ne detengono i diritti. Tanto si è scritto su Non ci resta che piangere in merito alla casualità con cui il film lentamente prese corpo in sede di preparazione, con Benigni e Troisi che si ritirarono prima a Cortina, poi al mare e infine in val d’Orcia, per una sceneggiatura mai effettivamente pronta per i produttori dell’epoca Mauro Berardi e Ettore Rosboch in attesa.

“Non c’è mai stato un copione, non l’ho mai visto, al massimo c’era una sorta di canovaccio per qualche scena”, spiega al fattoquotidiano.it Amanda Sandrelli al suo esordio cinematografico nel film dell’84. “Girammo gli interni e gli esterni del paesino immaginario di Frittole a Cinecittà. Massimo e Roberto la mattina si ritrovavano in roulotte, scrivevano qualcosa, poi si iniziava a girare – spiega l’attrice impegnata in questi giorni nei teatri marchigiani con Tale madre tale figlia e Oscar e la dama rosa – Per il mio ruolo, quello di Pina, c’era scritto solo “giovanissima, 15enne, si innamora di Massimo” e nulla più. Poi Massimo al trucco cominciò a dirmi che gli sarebbe piaciuto che inventassimo per Pina un tormentone, mi chiese di fare un po’ la voce da scema e di ripetere spesso la stessa parola. Roberto, invece, disse ‘Fai come i bimbi quando parlano talmente in fretta che non prendono fiato’ ”.
Così fu e l’amata del bidello Mario prese corpo, cappello e gonna larga in un batter d’occhio: “Girai cinque giorni ma per poche pose insieme ripetemmo la stessa scena tante volte. E non perché i ciak non fossero buoni, ma perché ci si doveva interrompere in continuazione visto che la troupe, le comparse, Roberto e Massimo, io stessa, ridevamo a crepapelle. Pensate alla scena della serenata. Massimo mi disse che avrebbe canticchiato qualche brano, ma non mi disse quali. Poi all’improvviso se ne viene fuori con Yesterday. E finché lo cita mi trattengo. Ma appena dice “bom bom” scoppiammo tutti a ridere per diversi minuti”. Una citazione “improvvisata” per Troisi che il produttore Berardi per parecchi anni ha raccontato costare, anche se solo accennata a voce, in diritti d’autore ai quattro di Liverpool, ben 70 milioni di lire.

Le interruzioni per troppo divertimento sul set di Non ci resta che piangere risultarono tantissime: “Ricordo quando Massimo e Roberto uscirono in strada vestiti in costumi del ‘400 per la prima volta. Benigni non finiva più di ridere”. Inatteso successo al botteghino del Natale ’84, il film co-diretto dai due leggendari comici italiani ebbe come collaboratori di altissimo pregio nel cast tecnico figure del calibro di Pino Donaggio alle musiche o Giuseppe Rotunno alla fotografia; ma più di tutto risultò un divertissement senza pretese: “Troisi e Benigni mi avevano adocchiato ad una festa di mia mamma Stefania e mi chiesero di recitare quando ancora dovevo dare gli orali della maturità. Erano due grandi talenti in stato di grazia. Si facevano forza a vicenda. Io mi affidai semplicemente a loro, forse con incoscienza ma Non ci resta che piangere rimane l’unico film, rispetto a quelli che recitai immediatamente dopo, di cui vado fiera e che mostro con piacere ai miei figli. È un film che non invecchia mai. Lo paragonerei a Frankenstein Junior per freschezza e perché credo che anche su quel set si divertirono molto a fare la storia del cinema”.