giovedì 9 ottobre 2014

Giuliana De Sio ospite del Napoli Film Festival: "Massimo Troisi era un comico elegante e colto"

"Per me fu un anno magnifico, arrivavo da tanti sceneggiati televisivi belli e di qualità e nel 1983 venni scelta per tre film importanti. Sciopèn di Luciano Odorisio (che vinse a Venezia come miglior opera prima) con Michele Placido, e poi, a distanza di pochi giorni, arrivarono i film che mi hanno particolarmente segnata Io, Chiara e lo Scuro con Francesco Nuti, diretto da Maurizio Ponzi e Scusate il Ritardo di Massimo Troisi. Ebbero tutti e tre grande successo di critica e di pubblico e io vinsi parecchi premi".

Com'è stata l'esperienza con questi due giovani attori/autori?
"Con Nuti abbiamo fatto cose che, viste oggi, restano per sempre. Allora le giudicavo come un trampolino verso un cinema più elevato; un salto che poi non c'è stato. Con Francesco c'era sempre un bel clima, era una personalità atipica nel mondo del cinema, con la sua comicità molto amara ma sentimentale. Io mi ci trovavo bene, proprio perché parlava d'amore".

Contemporaneamente arriva Massimo Troisi.
"Massimo era un ragazzo della nostra età che mi faceva molto ridere con la Smorfia. Dopo il primo film, sapevo che stava preparando il secondo e che l'attrice di questo film sarebbe stata baciata dalla fortuna. Volle me, perché era un fan di un mio sceneggiato tv, strappandomi al suo collega amico Lello Arena che mi voleva per "No Grazie, il caffè mi rende nervoso". Il mio agente mi propose entrambe le sceneggiature e io decisi di fare il film di Massimo".

Com'è il tuo ricordo di Massimo Troisi?
"Non ho più parole per raccontare Massimo, ho un ricordo nitido e triste. Aveva un cuore che batteva rumorosamente, per una piccola macchina che lo assisteva nel battito... Massimo era un comico elegante e colto nell'inconscio, cultura che non era arrivata con la lettura di tanti libri ma ce l'aveva dentro, innata. Non l'ho mai sentito dire una banalità. Aveva una comicità senza tempo, sarebbe stato bello fare un altro film con lui".

Fu un film difficile da realizzare per te.
"Sì, il mio compagno Elio Petri era gravemente ammalato. Io dissi a Massimo che, per questo motivo, non sarei stata troppo lucida durante le riprese e che con me si sarebbe preso una rogna; lui mi disse di non preoccuparmi. Poi accadde quello che poteva accadere ed Elio morì proprio durante le riprese. Feci il film con il pianto in gola per la mia situazione".

Hai fatto tanto cinema con altri grandi registi italiani.
"Certo, con Monicelli ho fatto due film: "Speriamo che sia Femmina" e "I Picari". Per i Picari mi disse che aveva avuto un'idea per il mio personaggio e mi chiese se me la sentivo: ero una schiava pagata a peso e dunque comprata nuda per spender meno, e lui mi propose di recitare tutto il film così, senza vestiti. Gli dissi "ci penso" ma poi non me la sentii anche se riconosco che era una grandissima idea. Per me Mario era nella mitologia cinematografica e spesso ci scambiavano per padre e figlia, visto che la gente riconosceva me e chiedeva se lui fosse mio padre. Una volta lui rispose "Sì, è mia figlia" e io in cuore fui molto felice, è il mio eroe. Adorava la vita e, a 96 anni, non potendo fare più quello che gli piaceva, ha deciso con coraggio di smettere di vivere".

Il teatro, la tv, il cinema. Sei sempre attivissima nel tuo lavoro.
"Il teatro per me è una garanzia, mi riconosce sempre un valore. In questa stagione saremo a Napoli, al Bellini, a fine ottobre con "Notturno di Donna con Ospiti" di Annibale Ruccello. Per la tv continuo con la fiction di oggi, ho spesso personaggi interessanti anche se ho nel cuore gli sceneggiati di qualità di una volta. Il cinema... il cinema di una volta mi manca moltissimo...".

Stefano Amadio - CinemaItaliano.info
 

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