Facciamo fatica ad immaginare come sarebbe stato Massimo Troisi oggi, facciamo fatica ad immaginarlo vecchio, con i capelli bianchi. Facciamo fatica a credere che non sia più con noi.
Ogni anno, nell’anniversario della sua morte avvenuta il 4 giugno 1994, in tutta Italia si susseguono iniziative per ricordarlo: la sua semplicità  conquistò non solo Napoli, ma l’intera penisola e il suo esprimersi in dialetto, in quel napoletano “smozzicato”, non risultò affatto essere un ostacolo per il successo.

Massimo riuscì a farsi voler bene nonostante il carattere riservato: il suo cinema e la sua vita erano uniti da un fil rouge di raro valore umano e professionale. Soddisfazioni professionali che stonavano rispetto ad una vita privata piena di amori finiti e sofferti e una salute piuttosto instabile.
Un linguaggio corporeo unico ed inimitabile, figlio di quella cultura e tradizione napoletana: Massimo Troisi era anche questo. Il suo valicare i confini nazionali ed internazionali è un motivo di vanto per tutti noi, così come il suo parlare della città di Napoli, il suo voler smorzare luoghi comuni e stereotipi, insistendo affinché venisse riconosciuta alla sua città quel carattere di unicità.

Troisi e Napoli fu senza dubbio un connubio perfetto. Troisi orgoglio di Napoli e viceversa. Massimo riuscì a mostrare l’altra faccia della medaglia di una città e più in generale di una nazione che non viveva un periodo florido: quelli di Troisi erano gli anni delle guerre di camorra, dei problemi susseguiti al terremoto dell’ottanta, di un’Italia, più in generale, che andava alla deriva tra tangentopoli  e attentati. E Massimo con la sua nonchalance riuscì a mostrare una Napoli diversa, una Napoli che aveva voglia di lottare e di crescere.
Non riusciamo ad immaginare come sarebbe oggi Massimo. Quel che è certo è che le intermittenze dei nostri cuori, sarebbero sincronizzate con le sue.

Salvatore Aulicino