lunedì 30 giugno 2014

La Cucinotta inaugura a Salina una mostra e la strada intitolata a Massimo Troisi

La Cucinotta a Salina, la stradella del Postino del Postina diventa via Massimo Troisi
Maria Grazia Cucinotta è stata la madrina di un evento che i cittadini di Salina attendevano da anni: la stradella del film “Il Postino” diventa via Massimo Troisi. Subito dopo l'attrice ha inaugurato la mostra di foto e bozzetti del film, “Il Postino: Salina, la metafora della poesia” dello scenografo Lorenzo Baraldi, della costumista Gianna Gissi e del fotografo Mario Tursi. Un altro omaggio al attore sarà: “L’ombra del Postino”, un’opera d’arte, scultura ideata dagli architetti Giuseppe Faranna e Sergio La Spina, realizzata da Fabio Pilato. Infine il Massimo della musica. Un appuntamento sotto le stelle in piazza Sant’Onofrio, con la magia delle note napoletane che ha visto insieme in concerto, Enzo Gragnaniello e Gianni Conte.

"Amici di Massimo Troisi" sbarcherà presto sull'isola di Salina per un reportage.
  

mercoledì 25 giugno 2014

Massimo Troisi apre la rassegna "Magna Grecia" a Catanzaro Lido

Tutto in uno sguardo. «Si capivano di lui le cose che non diceva», così Lello Arena racconta il “suo” Troisi in “Massimo, il mio cinema secondo me”. Prodotto da Publispei per la regia di Raffaele Verzillo. Il documentario è un viaggio di ricerca alla scoperta della poetica e della sensibilità artistica di Troisi regista, attraverso i ricordi degli amici più cari. Presentato al Festival di Roma 2013 “Massimo, il mio cinema secondo me”, è andato in onda lo scorso 4 giugno su Rai 3. Il 26 luglio, il documentario aprirà a Catanzaro, in piazza Brindisi a Lido, la nuova edizione del “Magna Graecia film festival" ideato e diretto da Gianvito Casadonte.

Un omaggio a vent’anni dalla morte di Troisi. E chissà che a Lido non arrivino anche Lello Arena e Massimo Bonetti, tra gli amici storici di Massimo. Il documentario è scritto da Antonella Coluccia, Pier Francesco Corona e Raffaele Veneruso. Cinquanta minuti per ritrovare Massimo: lo sguardo e il sorriso, l’intelligenza e l’ironia, la timidezza e la malinconia, i silenzi e quel suo napoletano, parlato spesso sottovoce. Il lavoro parte da un’intervista rilasciata da Troisi nel 1993. Da lì inizia il viaggio che si arricchisce delle foto inedite fornite dall’archivio di Mario Tursi. Scatti animati per l’occasione in “motion graphic” che si intrecciano alla testimonianze di numerosi amici e colleghi : Lello Arena, Francesca Neri, Massimo Bonetti, Anna Pavignano, Maria Grazia Cucinotta e il critico cinematografico Mario Sesti. Ciascuno racconta il “suo” Troisi. Sul set e fuori dal set. Ciascuno restituisce a Massimo quel che lui aveva dato, con grazia e generosità rare. Così il vuoto della sua assenza si riempie di ricordi vividi e vibranti. Troisi emoziona anche quando a raccontarlo sono gli altri. Emoziona come quel suo amatissimo e fortissimamente voluto, ultimo film: “Il Postino”. Verzillo lavora di cesello e restituisce il volto più umano e forse meno conosciuto di Troisi. Sulle note finali di “Qualcosa arriverà” di Pino Daniele, Troisi saluta e resta nel cuore. Come sempre. L’omaggio a Troisi, come lo scorso anno a Mario Monicelli, di certo aggiunge poesia al festival dedicato alla opere prime. 

    
 

lunedì 23 giugno 2014

Ricco programma a Salina per il ventennale del postino Massimo Troisi

Inaugurata la mostra fotografica “Neruda il Fuggitivo” di Claudia Gacitùa Soriano, presso Palazzo Marchetti a Malfa (Salina), accompagnata dalla lettura delle poesie di Pablo Neruda lette da Ezio Donato con interventi musicali di Riccardo Insolia. A seguire c'è stata la proiezione del documentario su Pablo Neruda introdotto dal Prof. Marcello Saija.

A vent'anni da “Il Postino”, che ha fatto conoscere la località di Pollara nel mondo, il Comune di Malfa (Salina), in collaborazione con L’A.N.F.E. – Associazione Nazionale Famiglie degli Emigrati ricorderà il Nostro con il memorial “Il postino e l’isola di Salina”, ricco programma di eventi che si svolgeranno per tutto il periodo estivo. Tra gli eventi di giugno sono previste l’intitolazione della nota stradella di Pollara che il postino del film percorreva in bicicletta e l’inaugurazione di una scultura nel Comune di Malfa, entrambe dedicate a Massimo Troisi.

L’isola accoglierà personaggi dello spettacolo, delle Istituzioni e del Turismo. Testimonial di eccezione Maria Grazia Cucinotta, con la partecipazione della costumista Gianna Giffi, dello scenografo Lorenzo Baraldi, la figlia del fotografo di scena Emanuela Tursi, Enzo Gragnaniello e Gianni Conte. Un vero e proprio ciclo di incontri sullo stretto rapporto tra Cinema e Turismo, che si alterneranno ad una rassegna cinematografica dedicata al “postino di Pollara”. L’evento fortemente voluto e coordinato da Clara Rametta, assessore del Turismo e Spettacolo del Comune di Malfa, vuole essere un appuntamento culturale di richiamo annuale per far rivivere la magia dei luoghi di Pollara che Pablo Neruda consigliava a Mario il postino: "Prova a camminare sulla riva fino alla baia, guardando intorno a te...".
    

giovedì 19 giugno 2014

Massimo Troisi al Flaiano Film Festival a Pescara

Al via la 41/a edizione del Flaiano Film Festival a Pescara. Dal 27 giugno al 6 luglio la proiezione dei film che si terrà al Multiplex Arca di Spoltore, mentre dal 7 al 20 luglio il 'Flaiano in piazza', con la proiezione di film in sei piazze della città. Si tratta di: Largo Madonna, San Donato, Piazzale Vittoria Colonna, Parco Florida, Piazza Marino Di Resta e Piazza della Rinascita che ospiterà, come l'anno scorso, la serata finale della 41esima edizione del Premio Flaiano il 20 luglio.

Tra le varie decine di film proposti ci saranno fra gli altri: La Grande Bellezza; Sole a catinelle; Ricomincio da tre; Il Postino; L'Amore all'Improvviso; Vacanze Romane. Omaggio dunque al grande Massimo Troisi, il cui ventennale della morte è ricorso il 4 giugno scorso.

  

Ettore Scola e il film mai fatto con Massimo Troisi

Ettore Scola ha raccontato di un progetto mancato, di un film quasi pronto e che poi non si fece per la decisione dell'autore di non farsi più finanziare da Medusa, che avrebbe dovuto produrlo, finché Berlusconi fosse stato presidente del Consiglio.
 

La storia s'intitola "Un drago a forma di nuvola", parla di un uomo che scopre l'amore nella maturità e vi rinuncia per un affetto più grande, quello per la figlia paraplegica, e oggi è diventata una graphic novel firmata da Ivo Milazzo. Per il cast Scola avrebbe voluto Audrey Tautou, Gérard Depardieu, Nastassja Kinski e Massimo Troisi e agli attori che lui aveva in mente si è ispirato per i disegni Milazzo. E dunque nelle tavole ecco Troisi, con il sorriso, i ricci e tutto. Presente nel nostro immaginario anche se manca da vent'anni, un artista "a forma di nuvola" e però contemporaneo. Questo aspetto straordinario hanno messo in luce le celebrazioni dei giorni scorsi, il valore "materico" della sua comicità, così moderna da non farsi intaccare dal tempo. Massimo Troisi è stato icona e modello per la sua generazione. La cosa commovente è che continua ad esserlo anche per tanti ragazzi che quando se n'è andato forse non erano nemmeno nati.

"Per il cameriere italiano Ettore mi ha detto avrebbe voluto Massimo Troisi, che però aveva già preso altri percorsi, per questo aveva pensato a Silvio Orlando. Io nei personaggi mi sono ispirato agli attori che lui aveva in mente ma chiaramente filtrati dalla mia immaginazione."  
(Ivo Milazzo)

FONTE: http://www.ilmattino.it/blog/titta_fiore/troisi_qui_e_ora/0-32-3748.shtml
   

martedì 17 giugno 2014

Mostra fotografica “Massimo regista” a Tolfa e proiezione del documentario "Massimo. Il mio cinema secondo me"

Un percorso fotografico di pregio allestito presso il Museo Civico di Tolfa (Rm) intitolato “Massimo Regista”, dedicato ad uno dei massimi rappresentanti del cinema italiano il grande Massimo Troisi, a vent’anni dalla sua scomparsa. La serie di immagini, scattate dal fotografo di scena Mario Tursi e tratte dall’Archivio Mario Tursi foto (a cura di Maria Letizia Bixio, da un’idea di Verdiana Bixio per Publispei Srl) donano nuova vita al volto e al personaggio di Troisi direttore di scena.

Abbinata al percorso fotografico, la voce dell’attore, con il suo inconfondibile accento, anima il cuore del progetto ed accompagna nel corso della visione. Nel tour a ritroso nel tempo emerge preponderante il ritratto di un “Massimo regista” inedito e gli scatti di Tursi colgono momenti di malinconia, spontaneità e spensieratezza. Un incredibile viaggio “dietro le quinte” alla scoperta di quei segreti che la regia spesso cela e del rapporto umano che si viene a creare nell’incontro tra un interprete ed il regista; ma anche un percorso espositivo per illustrare ciò che ha poi portato il regista Raffaele Verzillo alla realizzazione del documentario Massimo. Il mio cinema secondo me, che verrà proiettato mercoledì 18 giugno alle ore 18:00, all’interno della 3^ edizione del Tolfa Short Film Festival, che quest’anno dedica un’intera giornata a Massimo, regista e uomo. Al documentario seguirà un incontro-dibattito con amici, colleghi, familiari e l’organizzazione del Premio Troisi. La serata – presentata da  Grazia Caruso – si animerà quindi con il divertente spettacolo Ricomincio da te, con i ragazzi del Troisi Lab, Geppi Di Stasio e Roberta Sanzò.
 
  

lunedì 16 giugno 2014

A Faenza una rassegna cinematografica che...ricomincia con Massimo Troisi

Quest'anno la tradizionale rassegna cinematografica curata dal Cineclub Raggioverde con la collaborazione tecnica di Cinemaincentro inizierà con un doveroso omaggio a Massimo Troisi, nel ventennale della scomparsa del grande attore, regista e sceneggiatore. L'inaugurazione di lunedì 16 giugno prevede infatti la proiezione di "Scusate il ritardo", uno dei film cult di Troisi, interpretato nel 1983. La rassegna di giugno e luglio prevede alcuni classici del cinema italiano, quali "Riso Amaro" di Giuseppe De Sanctis, "Stromboli" di Roberto Rossellini, "Il Gattopardo" di Luccino Visconti, il "Grido" di Michelangelo Antonioni e "Le mani sulla città" di Francesco Rosi, come sempre ad ingresso gratuito.

L'Arena Borghesi è in Viale Stradone 2 a Faenza. Apertura cancelli ore 20,45. Inizio proiezioni ore 21,30. Per info: www.cineclubilraggioverde.it
   
     

sabato 14 giugno 2014

Carlo Verdone: "Ero amico di Massimo perché rispettavo i suoi tempi, al cinema guardavamo i filmoni americani"

Carlo Verdone si è espresso tante volte su Massimo Troisi, amico e collega, ma non si meraviglia affatto che il ventennale di quella morte precoce e crudele, annunciata eppure inaccettabile susciti, oltre ai rimpianti, interessamenti e coinvolgimenti così vividi ed estesi. 

«A me capita spesso di pensare a Massimo e di rifletterci intensamente: una personalità complessa, profonda e non facilmente accessibile come la sua all’orizzonte del cinema italiano non è più apparsa. Siamo stati amici, del resto, proprio perché ho sempre rispettato i suoi tempi, le sue abitudini, le sue idiosincrasie e nei confronti del contiguo itinerario professionale ho mantenuto un atteggiamento sincero, fluido, spontaneo e di conseguenza mai assillante. Non gli ho mai chiesto, per esempio, d’accomunare sceneggiature, film, progetti e forse per questo ero uno dei pochi a incrinare i suoi proverbiali baluardi di pigrizia. Al mio compleanno veniva volentieri, per esempio (dovrei avere ancora le foto in cui tiene in braccio mia figlia), così come a qualche proiezione dei documentari d’arte di Luca, ma il piacere principale era quello di andare al cinema. Sempre se fossi andato a prenderlo e riportarlo a casa con la mia auto. Sempre al primo spettacolo (predilette le tre del pomeriggio); sempre in sale piccole e defilate; preferibilmente a vedere filmoni americani, spettacolari e in testa al botteghino».
 
Beh, sarebbe stato divertente e istruttivo origliare i vostri discorsi, per così dire, tecnici nel merito. Ed eravate forse un po’ complici in questi campi non proprio culturalmente corretti.
«Poco per quanto riguarda le acchiappanze. Mi ricordo quella volta che dovevo accompagnarlo a pescare una tipa chissà dove e dedicarmi alla sorella, ma siccome non c’erano ancora i navigatori vagammo in auto un’ora e mezza per strade periferiche di Roma smoccolando. E quando si giunse al dunque, la sua partner a un certo punto se ne uscì dicendo: "Ma che è ‘sto rumore? Sto impazzendo". Era il tic-tac della valvola cardiaca che Massimo si portava dietro con meravigliosa indifferenza. Ti ribadisco, però, che era un animale casalingo, era a suo agio quando stava da solo o riceveva nel suo confortevole fortino dal pomeriggio della sveglia alle tardissime ore del sonno. E il calcio era il suo svago n°1, tanto è vero che una volta da lui incontrai Maradona che gli aveva appena autografato una gigantografia e sarebbe rimasto a cena».

FONTE: http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CULTURA/carlo-verdone-amp-laquo-vi-racconto-il-mio-amico-massimo-troisi-amp-raquo/notizie/719972.shtml
 

mercoledì 11 giugno 2014

Michael Radford: Massimo Troisi era un uomo senza paura

“Se la commissione italiana avesse proposto Il postino come miglior film straniero all'Academy, allora avremmo sicuramente vinto l'Oscar. E' il mio lavoro più celebre e popolare. C'erano lunghe pause. Dovevamo fermarci a causa della salute di Massimo Troisi. Lui arrivava, diceva le sue battute e poi andava a sedersi. Ho lavorato con una controfigura per tanto tempo. Avremmo dovuto completare le riprese de Il postino in sette settimane. Alla fine ne sono servite quindici, perché ci fermavamo sempre”. 

Michael Radford 
 
Quanto questo continuo slittamento di riprese ha creato altri problemi? Che tipo di problemi?
Parecchio. Gli attori rischiavano di perdere altri ingaggi: alcuni hanno dovuto lasciare il set. Poi un giorno Linda Moretti, che interpreta la zia, si è rotta un braccio. Anche lei improvvisamente era fuori combattimento per tre settimane. Ecco sì, quelle riprese furono un incubo. Non so nemmeno come siamo riusciti a finirlo, da qualche parte dentro di me mi dico che ci siamo riusciti per magia. 
 
Dopo vent'anni qual è la qualità che ricorda di più di Massimo Troisi?
Che era un uomo senza paura. Massimo voleva davvero fare questo film nonostante la sua malattia. Sul set avevamo bombole di ossigeno, c'era perfino un elicottero pronto a trasportarlo in ospedale se fosse successo qualcosa. Lui era molto debole, dopo aver mangiato aveva bisogno di dormire quattro ore perché il suo processo di digestione era molto lento. Un giorno a Roma ho registrato la sua voce e realizzato diversi primi piani. Una serie di immagini che abbiamo realizzato nel caso la sua malattia fosse peggiorata. 
 
Nel senso che sapevate che la sua morte era un rischio? 
Sapevamo che era molto malato, non sapevamo che da lì a poco sarebbe morto. Nemmeno lui lo sapeva: aveva un cuore pronto per il trapianto a Londra. Dunque ecco, mi ricordo soprattutto il suo coraggio e la sua componente “napoletana”.
 
Mi parli di più di questa "componente napoletana"...
Un discorso legato alle emozioni. Ricordo che parlavamo di questo cuore che lo attendeva all'estero e del fatto che secondo lui lo avrebbe cambiato. Mi diceva: “Io sono un attore e il mio lavoro è recitare con le emozioni. Le emozioni vengono dal cuore: dunque che tipo di attore sarò senza le mie emozioni?”. Ed era molto serio, non stava scherzando! 
 
Quanto Il postino ha segnato la sua carriera? Dopo due decenni torna mai a guardare quel film? 
Tendo a non guardare i miei film di solito. Non guardo Il postino da dieci anni ed è l'unico dei miei film che mi ha portato agli Oscar. Credo che faccia parte di una traiettoria che continuo con alcuni miei lavori, quelli a cui sono più legato: storie piccole di persone ordinarie ambientate in diverse culture. Ho iniziato con Another Time, Another Place, una storia d'amore che era ambientata in Scozia. Poi ho fatto "Il postino" in Italia. Qualche anno fa ho girato questo piccolo film in Spagna: si intitola "La mula" ed esplora l'epoca della guerra civile. Sto ancora combattendo in tribunale per finirlo, ho avuto problemi con i produttori che sono stati dei veri e propri gangster.

Ha intenzione di continuare questo percorso?
Sì, mi piacerebbe girare un film in Pakistan. Si tratta di un progetto molto personale in cui proverò a dare un volto a queste persone che vediamo tutte le sere nei notiziari: quelle che bruciano la bandiera dell'America o odiano l'occidente. Voglio mostrarli nella loro quotidianità: vivono la loro vita in circostanze durissime, ma allo stesso tempo si innamorano anche loro, si tradiscono, hanno sogni e ambizioni, vanno al lavoro, vanno a scuola. Fanno parte del mondo in cui viviamo quindi mi interessa molto raccontarli.


  

sabato 7 giugno 2014

Una poesia speciale per Massimo Troisi

"Non si può dimenticare chi ha dato la vita per insegnarci che il migliore è sempre chi parla alla gente con semplicità". Ma Massimo non se n'è mai davvero andato, grazie anche al miracolo della nostra passione e del nostro amore. E una delle tante dimostrazioni è la bellezza di questa poesia di suo fratello Luigi, persona altrettanto semplice e speciale, poeta sapiente, diretto ed efficace. Grazie a lui e grazie ancora a Massimo, persone che "hanno saputo campà", cosa che oggi appare sempre più difficile nella sua pur lineare semplicità.


Cristiano


"COREMALATO"

"COREMALATO" nun ce stà cchiù!
Destino 'nfame se l'ha pigliato,
proprio int''o meglio 'da giuventù.
Faceva 'attore comico, sapeva recità,
facenno fesso 'a vita... ‘co ridere e 'o pazzià.
Mò restano 'e ricorde 'e quann'era guaglione,
malato.. dint'o lietto.....campava pe campà.!
O quanno dopp’'America cu ’n’ato core ‘mpietto
nascette n’ata vota… pronto ‘p’accummincià.
No! Nun se pò scurdà chi ha dato 'a vita,
pe ce 'mparà ca 'o meglio è sempe chillo
ca parla 'a ggente ‘cu semplicità.
"COREMALATO" nun se ne ghjuto, stà sempe cà,
vive int''o core nuoste e nun ce lassarrà.
Chistu miraculo 'o fà sulo ll'ammore, nun ce stà miereco
o grande scenziato capace ‘ncoppe ‘o munno ‘e ce pruvà.
P’’a bona riuscita ‘e stù trapianto?...Signori miei!
‘ncoppe a stù munno….s’hadda sapè campà!

Luigi Troisi

   

giovedì 5 giugno 2014

Scusate il ritardo: celebriamo Massimo Troisi anche a Napoli, il 10 giugno a San Domenico Maggiore

Il 10 giugno l'assessorato alla Cultura del Comune di Napoli ha organizzato, presso il complesso monumentale di San Domenico Maggiore, una giornata dedicata al ricordo di Massimo Troisi a vent'anni dalla sua scomparsa. Dalle 20 alle 24, insieme a Rosaria Troisi, Giorgio Verdelli, Enzo de Caro e Lello Esposito, si alterneranno testimonianze di amici e colleghi dell'attore, con l'accompagnamento musicale di Senese e Gragnaniello.

Durante la serata, in collaborazione con la RAI, saranno proiettate parti del documentario di Giorgio Verdelli «Non ci resta che massimo», andato in onda su RAI2 nel programma «Unici». La serata si concluderà con la proiezione del film «Non ci resta che piangere».

  

mercoledì 4 giugno 2014

Massimo Troisi vent'anni dopo: uno speciale di otto pagine nel Mattino in edicola

Sul Mattino in edicola oggi uno speciale di otto pagine interamente dedicato a Massimo Troisi con interventi di Raffaele La Capria, Antonio Skàrmeta, Pino Daniele, Diego Maradona, Giuliana De Sio, Toni Servillo, Lello Arena, Giuseppe Tornatore e con gli articoli di Valerio Caprara, Luciano Giannini, Diego Del Pozzo.

All'interno dello speciale anche un resoconto del forum che si è tenuto ieri al Mattino al quale hanno partecipato la sorella di Troisi, Rosaria, Gianni Minà, Enzo De Caro, Roberto De Simone, Ruggiero Cappuccio, Giuseppe Montesano, Lina Sastri, Lello Esposito, Silvio Perrella e il rapper Clementino.
   
 

Vent'anni senza (con) Massimo. Random e loop, ma non solo

Oggi sono già vent'anni che Massimo è andato via. "Sono già" perché a noi sembra davvero un battito di ciglia, noi che ce l'abbiamo ogni giorno a casa, con una sua foto sul comodino che è la prima cosa che vediamo quando apriamo gli occhi la mattina, che ce lo portiamo con noi all'università o sui posti di lavoro. E lui è ben contento di accompagnarci.
Ma, allo stesso tempo, sono anche tanti sedici anni senza Massimo, senza la sua voce e la sua filosofia geniale. Senza il suo parere e la sua versione sempre illuminante dei fatti, di attualità e non. Specie per noi che ci chiediamo costantemente "chissà cosa penserebbe di questa cosa che è successa?". Aspettando vanamente il suo nuovo film, un'altra sconvolgente apparizione televisiva, l'ennesima intervista in cui smontare l'intervistatore. Per quanto concerne questo possiamo solo vivere di materiale registrato e riguardarlo un pò a caso e a ripetizione, random e loop.
Massimo, tra le altre cose, mi ha insegnato a sdrammatizzare e a sorridere sempre, in ogni occasione della vita. E allora mi dico spesso che, se proprio devo trovare un lato positivo al fatto che lui non ci sia più, mi piace pensare che così almeno mi è più vicino e mi conosce meglio che se fosse in vita. E questo vale per chiunque lo porta nel cuore, lo dico e lo sottoscrivo. "Chi gli vuole bene lo ha vicino sempre", come dissi sul palco di Cerignola durante una serata dedicata a lui ed organizzata da Roberto Russo.

Dopo vent'anni e per tutti quelli ancora a venire, grazie di tutto Massimo, ti vogliamo bene. Un pò per tutto, sempre a ripetizione. Random e loop.


Cristiano

martedì 3 giugno 2014

Articolo su Massimo Troisi da "Il fatto quotidiano"

Massimo Troisi, 20 anni fa si spegneva il talento di un artista gentiluomoAttacco del pezzo riguardo il cuore di Massimo alquanto discutibile, manca una nomination agli Oscar (furono cinque). Non mi risulta che Massimo stesse molto male già nel 1984, anno in cui iniziava a giocare a calcio con una certa frequenza nella nazionale attori. Bella la testimonianza sul rispetto degli attori e sull'ideazione repentina di battute e situazioni.

Cristiano


Massimo Troisi, 20 anni fa si spegneva il talento di un artista gentiluomo
 

Poeta, sceneggiatore, attore poliforme per teatro, cinema e tv, comico originalissimo, è tuttora uno degli artisti e performer italiani di cui più si accusano l’assenza e il vuoto, rimasto incolmato. A ricordarlo è l’allora assistente alla regia Marina Spada, oggi regista: “Persona dolcissima, meravigliosa". Del film Non ci resta che piangere non esisteva sceneggiatura: "Troisi e Benigni si inventavano i dialoghi di sana pianta e io dovevo trascriverli"

Un cuore troppo grande per durare a lungo. Sembra di ieri la triste notizia della scomparsa di Massimo Troisi, dolce gentiluomo della Napoli che non esiste più, inimitabile cantore di una risata che entra nell’anima. Sono trascorsi 20 anni da quel 4 giugno, quando l’artista si spense nella notte, a sole dodici ore dalla fine delle riprese de Il Postino. “Voglio fare questo film con il mio cuore” aveva dichiarato rispondendo alle sollecitazioni che lo volevano operato d’urgenza di trapianto cardiaco negli Stati Uniti. A Houston non è mai arrivato, lasciandoci a soli 41 anni essendo nato a San Giorgio a Cremano (Napoli) il 19 febbraio 1953. 

Talento puro che si esprimeva sempre e “solo” in un napoletano antico e dolcissimo di pasoliniana attrazione, Troisi è stato quotidianamente considerato l’erede naturale di Eduardo e Totò, un paragone da cui però ha sempre preso distanza. Poeta, sceneggiatore, attore poliforme per teatro, cinema e tv, comico originalissimo, Troisi è tuttora uno degli artisti e performer italiani di cui più si accusano l’assenza e il vuoto, rimasto incolmato. Da Ricomincio da tre (1981) a Pensavo fosse amore..invece era un calesse (1991): dieci anni di attività registica per il cinema espressa in sei film, mentre otto da sceneggiatore e dodici da attore, concludendosi appunto con Il Postino uscito postumo. La pellicola diretta dall’inglese Michael Radford sul poeta Pablo Neruda e il suo umile postino conquistò quattro nomination e un Oscar vinto per l’indimenticabile colonna sonora firmata da Luis Bacalov, oltre a una miriade di riconoscimenti nel mondo e al plauso unanime della critica e del pubblico. 

Di Non ci resta che piangere – che Troisi scrisse e diresse con Roberto Benigni – quest’anno si celebra il trentennale dall’uscita. A ricordarlo è l’allora assistente alla regia Marina Spada, oggi regista di rilievo e figura significativa sulla scena culturale milanese. “Persona dolcissima, meravigliosa. Troisi mi ha insegnato il rispetto per gli attori, che lui praticava con una costanza quasi sacrale, forse perché rispettava in maniera assoluta le problematiche di ciascuna delle persone con cui lavorava, essendo lui stesso gravato da difficoltà fisiche. Del film non esisteva una sceneggiatura. Questo significava che ogni giorno Troisi e Benigni si inventavano i dialoghi di sana pianta. Ricordo perfettamente che uno dei miei compiti era stare con loro nella roulotte mentre – ridendo a crepapelle – si creavano le battute che io dovevo trascrivere e poi consegnare alla segretaria di produzione”. Spada ha un ricordo vivido anche della gravità della cardiopatia dell’artista perché “Massimo prendeva le medesime quantità e qualità di medicinali che assumeva mio padre per il cuore: il problema è che mio padre aveva 70 anni, mentre lui solo 30. Forse non si fece mai operare quando arrivò l’urgenza di farlo perché aveva paura del decorso post operatorio, o forse semplicemente perché sentiva intimamente che non ce l’avrebbe fatta. Sul set di Non ci resta che piangere stava già molto male: era protetto da noi della troupe e da Benigni stesso, e tutto doveva essere pronto e facile per lui per non affaticarlo troppo”. Quando uscì Il Postino al cinema, Marina Spada non riuscì a vederlo: “Ho dovuto attendere qualche anno prima di avvicinarmi alla visione di Massimo, troppo forte era la ferita per la sua scomparsa, ma sono felice oggi di poterne parlare per contribuire a ricordarlo”.

Anna Maria Pasetti

FONTE: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/03/massimo-troisi-20-anni-fa-si-spegneva-il-talento-di-un-artista-gentiluomo/1011116/
  

lunedì 2 giugno 2014

Il 4 giugno su Raitre in prima visione il documentario "Massimo, il mio cinema secondo me"

In occasione dei 20 anni dalla scomparsa di Massimo Troisi, Rai 3 presenta, in prima visione il 4 giugno alle ore 23:10, il documentario prodotto da Publispei  per la regia di Raffaele Verzillo: “Massimo, il mio cinema secondo me”. Presentato al pubblico durante l’ultima edizione del Festival internazionale del film di Roma, il documentario rappresenta un viaggio di ricerca alla scoperta della poetica e della sensibilità artistica di Troisi regista, attraverso i ricordi degli amici più cari.

Con l’ausilio di suggestive foto e del prezioso audio inedito di un’intervista del 1993 all’attore-regista, il film mira soprattutto a riportare la sua presenza fra di noi a partire proprio dall’assenza della sua figura, lasciando alla sua voce (oltre che a poche immagini di repertorio televisivo e tratte da alcuni suoi film) e a quella di alcuni compagni di lavoro, il compito di restituirci l’indimenticabile tracciato della sua vita artistica.

Cinquantacinque minuti dedicati all’uomo, all’attore, al regista, al produttore. Realizzato in collaborazione con Rai Cinema, prodotto da Verdiana Bixio per Publispei, il lavoro di Verzillo racconta, a sessant’anni dalla nascita di un mito del cinema italiano, un protagonista vivo oggi, sui set di allora, restituendo al pubblico frammenti di riprese, inedite istantanee e interviste ai tanti compagni di viaggio, da Lello Arena a Francesca Neri da Massimo Bonetti a Maria Grazia Cucinotta. 

Avevamo parlato del documentario, uscito questo inverno, qui sul blog ai seguenti link:
  

domenica 1 giugno 2014

Dai giornali dell'epoca: Masimo Troisi, dire cose nuove con il coraggio di esprimere il dubbio

Umile ma conscio di poter dare qualcosa di importante, con una lucidità disarmante, fuori dagli schemi e dal coro, senza inutili peli sulla lingua. Questo era Massimo Troisi già nel 1982, e lo sarebbe stato per sempre. Di seguito pubblico un prezioso e inclassificabile articolo scritto da lui per il Radiocorriere.

Cristiano


Quella che segue è una riflessione che Massimo Troisi consegnò al glorioso Radiocorriere Tv nel 1982, quando era atteso all'opera seconda dopo lo straordinario successo di «Ricomincio da tre». L'articolo accompagnò lo special tv a lui dedicato in «Che fai...ridi?», in onda su RaiTre il 21 gennaio '82, in prima serata. Invece di raccontare la sua vita, intervistando amici e parenti a San Giorgio a Cremano, Troisi ebbe l'idea geniale di raccontare la sua morte. E così in «È morto Troisi, viva Troisi!» tutti i colleghi, da Arbore a Benigni, da Nichetti a Verdone, porgendogli l'estremo saluto, trovano il modo per parlarne, finalmente, malissimo. «Abbiamo come al solito - disse Troisi - lavorato bene, scherzando molto».

di MASSIMO TROISI
Non ho cominciato questo mestiere con premeditazione. Ero poco più che adolescente, passato già attraverso la rivoluzione, l’America, le donne e i motori… insomma tutta la trafila. Così mi sono ritrovato a fare l’attore per alcuni amici che avevano messo su uno spettacolino. Io ero convinto di essere timido, ne ero sicuro; poi, stando «là ’n coppa» con le luci in faccia, senza vedere la gente che stava sotto a guardare, mi sono accorto che invece stavo proprio bene. Mi è venuta voglia di continuare, di scrivere le mie cose, e la gente ha fatto il resto: si è messa a ridere. Io non sono un «faticatore» instancabile; ho pure pensato: «Ecco un modo per non andare in un ufficio, per non avere degli orari…» Ora sono programmato fino all’’83… ma non mi lamento, non è che dico «guarda un po’ se il successo doveva capitare proprio a me che sono un bravo ragazzo, semplice, senza grilli per la testa…» Lo so di essere un privilegiato. Anche rispetto a mio padre, che ho visto andare a «faticare» con la febbre alta, ai miei fratelli… La comicità è una cosa seria. Se sia un modo per star dentro la realtà o per sfuggirla non saprei. Sono l’ultima persona in grado di dare risposte precise su qualsiasi argomento e questo è un argomento difficile. Personalmente la realtà la esorcizzo, cercando però di non perdere di vista il problema, il fatto che sto raccontando. Non mi sento un professionista né, d’altra parte, credo nell’improvvisazione: i tempi della comicità, con le domande e le risposte, sono già stati scritti. E dai «grandi»… Noi «piccoli» ci dobbiamo prostrare, mantenendo però l’inconscia presunzione di poter dire cose nuove. Appena questa sana presunzione diventa conscia, ci si ritrova ad essere degli epigoni più o meno bravi di questi miti. 

Tutto il rispetto, dunque, per Sordi, Manfredi, Totò, Scarpetta, Eduardo (che comunque non vivono con il nostro rispetto) e andiamo avanti cercando di fare del buon cinema. Io non penso di avere inventato nulla, racconto quello che vedo, le cose che vorrei smuovere o di cui vorrei in qualche modo liberarmi: la religione, la patria, la famiglia… Spero solo che quando sarò vecchio qualcuno mi dia un posto d’attore, perché allora non avrò tanto da dire di mio. Già ora non potrei più parlare dei problemi degli adolescenti… arriverebbe subito un quindicenne a dirmi «Massimo, vedi te le fesserie che vai dicendo…» e avrebbe ragione: l’ultimo ha sempre ragione, racconta la sua storia, la sua esperienza e può farlo solo lui. Questo è successo per i «vecchi» autori e quelli «nuovi». È arrivato Moretti e sembrava il Messia, si è gridato al miracolo. Che fosse bravo o no, portava un linguaggio diverso da quello a cui il pubblico era abituato da decenni. Oggi chiunque abbia meno di trent’anni ha quasi l'obbligo di fare un film. Abbiamo il filone del «giovanilismo», come abbiamo avuto quello western o quello pornografico… Si arriverà ai ragazzini di otto anni («se quello di tredici ci ha detto qualcosa di nuovo, figurati questo!») e poi qualcosa accadrà. Secondo me non bisogna aspettarsi troppo dalla gente di spettacolo, anche perché più diventa famosa e più si ritrova strangolata dall’obbligo di dimostrare quanto è intelligente. Specialmente i comici vivono questo personale e terribile dramma e arrivano al punto in cui non fanno più ridere. 

Ecco spiegato il motivo per il quale il mio secondo film non è ancora uscito: non voglio dimostrare niente. Anzi, io credo profondamente nel dubbio e nel coraggio di esprimerlo. Questa società è competitiva, devi vivere facendo finta di sapere tutto… Così poi torni a casa e hai l'insonnia da «diverso»… Invece è bello sapere che c'è tanta altra gente che non dorme, che si sente diversa, come te. Ci sono stati tempi in cui sembrava che la «rivoluzione» dovesse scendere da un palco insieme a una chitarra e quattro battute: ma come si fa a dire alla gente quello che deve o non deve fare? «Questo è uno che ha capito» e invece, pure se ha capito qualcosa, quel poveraccio vive i problemi di tutti e non ha proprio niente da insegnare. Personalmente, poi, ho sempre creduto più al prefetto che a Bennato.