venerdì 28 giugno 2013

Rosaria Troisi: "Meglio cinquanta giorni da orsacchiotto, per essere tutti felici"

Oggi vi presentiamo (e facciamo mea culpa, avremmo dovuto farlo già da tempo) Rosaria Troisi, sorella di Massimo. Conosce il blog e il gruppo da tanto; ho avuto l'onore di conoscerla quasi dieci anni fa e di entrare nel suo libro "Come un cesto di viole", dedicato al Nostro. Mi contattò dopo la realizzazione della prima versione del mio sito noncirestachericordarti.too.it e da allora la simpatia e l'affetto, mi permetto di dire reciproco, non ci ha mai abbandonati. Agli esami di maturità portai un ipertesto su Massimo (ero a ragioneria e non fu uno scherzo collegarlo a tutte le materie, ma devo ringraziare Gaetano Daniele per la buona riuscita del lavoro) e mi andò benone: il massimo dei voti e Rosaria che mi disse "ma allor' pure tu sì 'nu mostro, come il bambino Angelo di Ricomincio da tre!". La situazione si è ripetuta tre anni fa per la laurea specialistica in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Massimo dei voti con il nostro Massimo argomento della tesi, relatore il grande regista Ugo Gregoretti. E lei sempre affettuosissima e molto contenta.
 
Rosaria non ama molto la tecnologia e il computer ma ogni tanto in famiglia la aggiornano e apprezza quello che facciamo. E' contenta di vedere così tanti appassionati uniti nel nome del fratello offrire spunti sempre nuovi di riflessione sulla sua arte. Ed è felice che esista una certa aggregazione di persone di provenienza così diversa ma sotto lo stesso denominatore comune. Dice che come ricordiamo noi Massimo, con lo stesso affetto sincero riflesso nei km che percorriamo, non lo fa nessuno.
Non saprei presentarvela e farvela conoscere meglio di come può fare il video seguente, registrato lo scorso marzo durante una presentazione ad Aversa (Caserta) del libro "Oltre il respiro - Massimo Troisi, mio fratello". I suoi occhi (che non vi saranno nuovi), la sua voce e il suo cuore vi entreranno subito dentro. Insieme al suo animo gentile, sincero ed appassionato. Buon sangue non mente. 
L'abbraccio a Massimo di cui parla lei nel video è lo stesso nostro abbraccio.

Buona visione.

Cristiano
 
                        

giovedì 20 giugno 2013

Ulteriori dettagli sul mancato svolgimento del Premio Masimo Troisi, per il secondo anno consecutivo

La certezza è che per il secondo anno consecutivo il Premio Massimo Troisi non si terrà. E pensare che era una delle poche iniziative fisse deputate a tramandare la sua memoria. Poco importa adesso andare a cercare i colpevoli della scellerata gestione delle ultime edizioni, che ha causato spese inutile e debiti in costante accumulo. C'è chi ha usato il Premio Troisi per lucrare indegnamente o spuntarne vantaggi personali, ma adesso serve solo guardare al futuro e cercare il modo di ripartire senza ricommettere gli stessi errori. Cinquecentomila euro, e lo scriviamo per esteso per rendere meglio l'idea, per una manifestazione che di Massimo ha portato solo il nome. Diciamo solo: mai più, è assurdo e non ce n'è bisogno per rendere degnamente omaggio a lui.
Chiudiamo qui (per ora) l'argomento riportando uno stralcio dell'articolo di Pietro Di Marco per Retenews24.it.

Cristiano


"Andando a spulciare tra le carte che lo riguardano, non si può certo parlare di un vero e proprio “Osservatorio sulla Comicità” come da slogan dell'evento. Nella seduta del CdA del 12 giugno 2007, verbale numero 13, per esempio, il sindaco interviene e chiede di “ricercare 20/30mila euro da utilizzare per la realizzazione di due eventi teatrali da inserire nella settimana dello stesso Premio”; non ci sarebbe niente di strano se non fosse che in una delle due compagnie teatrali proposte, la 'Uno Spazio per il Teatro', compaiano la figlia e il genero del sindaco Mimmo Giorgiano; tre anni dopo poi (sic, sarebbe "prima"), nel 2010, in occasione della XV edizione, con determina dirigenziale n.33 del 22 giugno si dava incarico di organizzazione alla “LAPIU” srl e il Direttore Amministrativo dichiara in una nota ufficiale che il costo a consuntivo è di 478.650 euro.
Tante insomma le perplessità dopo quindici anni discutibili fino allo stop dello scorso anno, complici le elezioni. “La mia critica va a chi non ha saputo dare lustro ad una manifestazione che poteva essere un trampolino di lancio per l’economia della città ed aumentare l’indotto – commenta Ciro Russo, consigliere comunale eletto nell'Api –. Siamo in un periodo di crisi e il Premio avrebbe potuto comportare un grande schiaffo all’economia della città, avendo, infatti, problemi molto importanti da risolvere come la definizione della Tarsu e della Tares. Ma se ci fossimo rivolti a dei privati, avremmo avuto la possibilità di dare un grande segnale di rinascita e di riqualificazione per uno spettacolo andato in declino già da qualche anno". Polemiche a parte. Fatto sta che con l’avvicinarsi della data in cui si sarebbe tenuto il Premio, generalmente nella prima decade di luglio, è tutto fermo e il ricordo di Troisi diventa sempre più malinconico. Non ci resta che piangere."

lunedì 17 giugno 2013

San Giorgio ricorda Massimo Troisi coi messaggini, ma mette in un cassetto il premio a lui intitolato

Massimo Troisi«E se pure non tenete denari...basta un salame, una pagnotta, noci, patane, 'na bella ricotta. Guai a chi manca a teatro stasera. E che Maronna...basta 'na pera». Così Massimo Troisi-Pulcinella cercava di arrangiarsi ne "Il viaggio di Capitan Fracassa", di Ettore Scola. Il Premio a lui intitolato resta in coma, quando serate semplici ma appassionate come quella realizzata in collaborazione con noi a San Giorgio a Cremano lo scorso aprile (clicca qui per l'articolo e il video) hanno dimostrato che, anche senza soldi, se l'unico intento è quello di rendere un degno omaggio al Nostro ci sarebbe il modo di farlo in maniera positiva. Ci deve essere principalmente questo interesse, però, e la cosa diventa possibile e valida, come testimoniò in quell'occasione il gradimento e la partecipazione di Luigi Troisi. Le risorse da investire ci sono e si chiamano passione e persone comuni. Riconsegniamo il Premio Massimo Troisi alla gente, meno lustrini e paillettes, stop a sprechi di denaro, a chi vuole lucrare su Massimo e ai vip che con lui non c'entrano niente. Basta poco, se davvero si vuole.

Cristiano

 

L'istituzione che organizzava la kermesse è chiusa. Nulla all'orizzonte

San Giorgio ricorda Massimo coi messaggini 
Ma mette in un cassetto il Premio Troisi

Iniziativa per l'anniversario della morte che sa di beffa: la principale rassegna legata all'artista è scomparsa

NAPOLI - Il Comune di San Giorgio a Cremano si è preparato la foglia di fico. Che prende la forma dell'iniziativa sull'invio di messaggini al sito istituzionale per ricordare Massimo Troisi, nel giorno (4 giugno) dell'anniversario della morte (www.e-cremano.it). La foglia di fico serve a coprire le nudità dell'ente guidato da Mimmo Giorgiano che ha completamente dimenticato in un cassetto il Premio Troisi. Evento che in maniera ben più sostanziosa della pur valida collezione di messaggini ha fatto circolare per 17 edizioni il nome dell'artista legandolo ad un Osservatorio della comicità. Della kermesse, durata fino al 2011 con la direzione artistica di Maurizio Costanzo, non v'è più traccia. Neanche un cartello «stiamo lavorando per voi» affisso alla sede dell'Istituzione comunale del Premio, creata ad hoc, con sede in Villa Bruno e con tanto di cda, ora liquidato. L'anno scorso c'erano le elezioni proprio in primavera - periodo deputato alla settimana del Premio - e vabbè. Ma per un intero anno di giunta del Giorgiano bis (al secondo mandato) cosa è stato fatto per salvare l'unica rassegna cittadina degna di nota e, un tempo, di valore nazionale? Pressoché nulla.

FONDAZIONE - Doveva avviarsi l'iter per la trasformazione del Premio in fondazione. Ma l'iter non si avvia. C'è da dire che l'approvazione del bilancio comunale slittata a settembre anche per le indecisioni del governo su Imu e Tares non ha aiutato. Del resto, il Comune non ha neanche un assessorato alla cultura. Ne fa le veci un assessorato alla Valorizzazione delle ville vesuviane, retto da Giorgio Zinno. Ville valorizzate nella forma, e già è tanto, assai poco nella sostanza se si ignora il Premio Troisi. Forse basterebbe anche un cartellone di basso profilo, in economia, rastrellando fondi ad altre piccole e frammentate iniziative, ma utile per la continuità.

Alessandro Chetta
  

domenica 16 giugno 2013

La candida irriverenza di Massimo Troisi, quando far ridere era quasi un obbligo

postino
Diciannove anni fa, era il 4 giugno 1994, moriva per un attacco di cuore Massimo Troisi. Alfiere napoletano della generazione dei nuovi comici dei Settanta, quelli che dovevano tanto, tantissimo alla vituperatissima televisione. Era a Ostia, dalla sorella. Da appena un giorno aveva finito il suo ultimo film, Il postino, era affaticato e da poco tempo si era recato negli Stati Uniti per una visita. Niente da fare, il cuore di Troisi non funzionava. A vent’anni il comico era già stato in America per la sostituzione di una valvola; il Nuovo Mondo aveva regalato al napoletanino di San Giorgio a Cremano una nuova vita e la possibilità di riprendere l’attività teatrale.

Chi non ricorda La smorfia? Il trio cabarettistico formato da Troisi, Enzo Decaro e Lello Arena? Nato come I Saraceni, il gruppettino prima di debuttare in Tv nella storica Non Stop di Enzo Trapani (1977) era andato in giro per l’Italia raccogliendo successi nei piccoli teatri e nei cabaret. Le tappe principali del gruppo, inizialmente diverso per composizione, erano state: teatrino parrocchiale, garage, teatro, radio e Tv. Una gavetta lunga quasi un decennio, in un periodo nel quale far ridere era quasi un obbligo. Non c’è bisogno di dire cosa furono i Settanta. Ricordiamo che a un certo punto la tivù decise di stare al passo coi tempi e ricordiamo anche cosa scrisse Lietta Tornabuoni, omaggiando Troisi: quando non c’era più niente da ridere, ridere era l’unica possibilità rimasta.

Di Troisi si diceva fosse il nuovo Eduardo, vero o falso che fosse, fu un uomo molto amato, amato dalla gente, dagli spettatori e dai colleghi. C’era un non so che di misterioso nel suo modo di fare. La sua tecnica era esclusivamente istinto e interpretazione, le parole più musica che linguaggio, le espressioni tipiche di chi cede a una precarietà esistenziale ma col gusto dell’ironia. Si potrebbe dire di Troisi che fosse in tutto e per tutto un uomo del Sud, ma di un Sud ironico, delicato, mai ipocrita. A volte incredibilmente riservato. Un Sud che ridendo dei suoi sketch apriva le porte – e non era la prima volta – a un umorismo leggero, ingenuo e accidentalmente autolesionista. Non di rado, Napoli era protagonista delle storielle della Smorfia (sempre là si andava a finire). Ne Il basso per esempio, con Troisi nei panni del signor Salvatore, un uomo che chiedeva aiuto non diversamente da tanti altri del Sud. Oppure in Napoli, con un monologo dedicato a una città con mille problemi: sporca, senz’acqua, con disoccupazione e mortalità infantile alle stelle. Umorismo tipico di certe espressioni artistiche, da commedia pura, che si accaniva sui difetti di uomini e cose, strappando più di un sorriso con un’elencazione di guai, due o tre commenti e pochissima filosofia.

Troisi era bravo, era bello (non c’è chiosa che non lo evidenzi), era modesto, non aveva amicizie ai piani alti e aveva le giuste ambizioni. A un certo punto pensò di scrivere un testo più lungo del previsto e ne venne fuori la futura sceneggiatura di Ricomincio da tre. Primo film come attore, sceneggiatore e regista (1981). Protagonista un giovane napoletano trasferitosi a Firenze, così insicuro da non poter chiedere molto alla vita, a se stesso e agli altri: sarà costretto ad accontentarsi di qualche briciola. Troisi temeva l’insuccesso, credeva di non essere all’altezza come artista cinematografico ma partorirà un vero gioiellino: il fulcro di una carriera che durerà un altro decennio. Tra alti e bassi. Nel 1983 esce il quasi gemello Scusate il ritardo, un anno prima è andato in onda un singolare lavoro su Rai3 Morto Troisi, viva Troisi!, ospite un gruppo di attori (Verdone, Arena, Nichetti, Benigni, Arbore) che finge di commemorare la morte del protagonista. I suoi ultimi lavori come regista Le vie del signore sono finite (ambientato nel periodo fascista) e Pensavo fosse amore… invece era un calesse, sono abbastanza prolissi (c’è chi li ama, ovviamente), azzardo che Troisi verrà ricordato a vent’anni dalla morte per ben altre opere. Nel 1985, il grande successo di pubblico – non tanto di critica – di Non ci resta che piangere, film magico realizzato a quattro mani con Benigni (e sceneggiato anche da Giuseppe Bertolucci). Benigni, che non gli somiglia per niente, rimarrà fino alla fine uno dei suoi più grandi amici, insieme a Marco Messeri, Arbore, Verdone e al cantante Pino Daniele.

A metà strada, da ricordare i tre film per la regia di Ettore Scola. Non tra i migliori del regista nato in Campania. Splendor e Che ora è? con Marcello Mastroianni, e Il viaggio di Capitan Fracassa con Ciccio Ingrassia. Tutti temi diversi, naturalmente: la nostalgia, i rapporti padre-figlio e le avventure di una compagnia teatrale itinerante. L’ultima pellicola di Troisi, per la regia di Michael Redford (Orwell 1984, Il mercante di Venezia) è Il postino con Philippe Noiret nei panni di Pablo Neruda. Il film ottenne cinque nomination all’Oscar – tra le quali due a Troisi, ormai morto, come attore protagonista e come sceneggiatore – ma vinse una sola statuetta per la migliore colonna sonora di Luis Bacalov. Non giudico Il postino un film noioso: forse un po’ sopravvalutato. Ma commovente. Rimane l’ultima testimonianza di un grande personaggio del nostro passato. La genuinità di Troisi entrò anche nel cuore degli Ottanta: nessun giovane a quei tempi riuscì a sottrarsi al suo giudizio e alla sua candida irriverenza.
A cura di Marco Iacona 
 

giovedì 13 giugno 2013

Una tartaruga marina di nome Massimo Troisi

Lo diciamo sempre noi appassionati, rischiando di farlo diventare un cliché, ma questa è davvero una delle migliaia di volte in cui vorrei guardare la faccia di Massimo e poter ascoltare ciò che ha da dire su una notizia del genere. Una tecno-tartaruga marina che porta il suo nome. Più o meno mi immagino la sua espressione simile a quella nella foto qui a destra. E le risate fino alle lacrime che saprebbe provocarci.

Ciao, troisiani!
 Cristiano


NAPOLI - Speedy, Mariabruna e Massimo Troisi. Sono questi i nomi dei tre esemplari di tartaruga Caretta Caretta, rimessi in acqua la scorsa settimana al Fusaro. Non si tratta di una liberazione come tante altre effettuate nel corso degli anni. 

I tre animali, dopo le cure da parte dei ricercatori della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, sono state equipaggiate con dei nuovi strumenti di telemetria satellitare, che utilizzando la tecnologia GPS Fastlock, ed il sistema Gsm - in buona sostanza potranno telefonare per comunicare la loro posizione e quello che stanno facendo - permetteranno di conoscerne l’esatta posizione ed il comportamento una volta reintrodotti in mare. L’obiettivo è di caratterizzare la presenza della tartaruga marina in Campania definendo come questa specie minacciata d’estinzione utilizza le coste della regione.


Fonte: Ph. F.Maffucci/R.Bova


lunedì 10 giugno 2013

L'abbraccio perenne di Massimo Troisi che ripara, protegge e scalda ancora il cuore

Nell'anniversario della (non) morte di Massimo, Massimo Laganà ha scritto sul blog "Oggi.it" queste poche righe. Un telegramma essenziale ma preciso, che fotografa il pensiero e le sensazioni di molti di noi e sintetizza all'estremo una favola bella e crudele. A me ha riportato subito alla mente l'abbraccio tra il postino e il suo poeta, che da sempre mi emoziona come poche altre scene perché lo considero il congedo fisico di Massimo da noi. "Eh...voi mi mancherete...". Ci siamo tutti noi "Amici di Massimo Troisi" in quell'abbraccio, stretto e perenne, che ancora ci scalda il cuore.
Riportiamo anche un commento all'articolo, di un lettore di nome Prialo. Altra riflessione di precisione chirurgica per noi "Amici di Massimo Troisi". Grazie a entrambi, Massimo Laganà e Prialo.

Cristiano
Talento smisurato e gentile. Disincanto ironico e appassionato, per imparare la vita. Per accettarla. Umanità che scalda ancora il cuore. Come un abbraccio perenne, che ripara e protegge. Massimo Troisi è morto il 4 giugno del 1994, a 41 anni. Non me ne sono fatto una ragione allora. Non me la faccio adesso. Non me la farò mai.

Massimo Laganà

Non lo nego, Laganà: per le persone di questo talento la morte, ipotizzando che essa disponga di una ragione, dovrebbe avere un occhio di riguardo; almeno fino a quando, artisticamente, non abbiano detto tutto che potevano dire.

Prialo  

 

martedì 4 giugno 2013

4 giugno 2013: diciannovesimo anniversario dell'immortalità di Massimo Troisi. I pensieri degli "Amici di Massimo Troisi"

19 anni (mai) senza Massimo. 10 anni di "Amici di Massimo Troisi", il gruppo che infinite soddisfazioni ed emozioni mi ha dato, proprio come la mia passione per il nostro. Nato quando on line non c'era niente per lui, a parte www.noncirestachericordarti.too.it, è un gruppo che continua a vivere, pulsante di affetto, su Facebook; non puntiamo alle migliaia di "Mi piace" fini a sé stesse, ma ad un insieme di appassionati volutamente selezionati e realmente intenzionati a partecipare attivamente, per non rendere la cosa dispersiva. Per dare vita a iniziative concrete e genuine in sua memoria come l'ultima organizzata a San Giorgio a Cremano lo scorso 12 aprile (clicca qui per il video dell'evento). Non ci interessa il successo di pubblico, ma la qualità degli iscritti. Non dobbiamo vendere niente, nè collezionare adepti fasulli. Dobbiamo diffondere Massimo e la sua opera, tenerlo vivo con ogni mezzo e nella giusta maniera. Il minimo che io in prima persona posso fare per ripagarlo di quanto mi ha dato e continua a darmi ogni giorno.
Stesso discorso per questo blog, che va avanti incurante dei goffi tentativi di imitazione, dei patetici tentativi di boicottaggio, dei maldestri rubacchiamenti di idee qua e là senza alcun apporto di contenuti validi e di spessore. Sarebbe facile per me postare ogni giorno video e foto mai viste dai più, molto meno faticoso che scrivere riflessioni, spunti, accostamenti e articoli sempre nuovi. Ma non è quello per cui il blog è nato. E' nato invece per post come questo, con tutti i vostri pensieri raggruppati da ogni parte d'Italia (e oltre). Gocce di passione che formano il mare di noi troisiani, che senza retorica lo portiamo nel cuore e lo difendiamo ogni giorno, ovunque andiamo.

Cristiano

Non si muore veramente finché qualcuno si ricorda di noi.
(Maria Valente, Napoli)

Mi hai insegnato l'arte dell'ironia, che è ridere di quello che non si ha quando ce n'è più bisogno!
(Tommaso Putignano, Noci - Bari)

Ironia con leggerezza, dolcezza, profondità d'animo, tenerezza. Per sempre nei nostri cuori!
(Maria Rosa Muia', Reggio Emilia)

Massimo, ci sei stato e ci sarai sempre.
(Titti Pisani, Napoli)

A me ha insegnato a guardare la vita con altri occhi. Ho capito meglio il significato della leggerezza e del garbo utilizzati per vivere le cose della vita.
(Claudia Verardi, Caserta)

Non ho mai visto Hotel Colonial...mesi fa me lo sono comprato in dvd...c'è ancora il celophane...oggi approfitto dell'occasione e me lo guardo... :) Avrei tanto bisogno di lui 60enne, mi manca la bussola da 7 anni. Fino ad ora ho continuato con i suoi film ma finirò per rimanere un eterno 40enne.
(Corrado Barbero, Torino)

Io me lo ricordo quel giorno, anzi ricordo quell'anno, come se fosse ieri dato che in quattro mesi ve ne siete andati tu e il mio papà. Mi piace immaginare che siate lì a guardarci dall'alto a parlare assieme un po' di tutto, dato che entrambi eravate ottimi interlocutori. E immagino le grasse risate di papà alle tue battute. Sono già 19 anni. Ciao Massimo, ciao papà.
(Diego Di Franco, Napoli)

I versi di una poesia scritta da Gennaro Burlato spiegano meglio di ogni altra parola quello che sento... 

Comme avesse vuluto
avè l’onore
cunoscerte ‘e perzona
almeno n’ora

Comme avesse vuluto
avè ’sta gioia
putè parlà cu tè
da’ vita toja

Comme avesse vuluto
esserte amico
pe’ correre e pazzià
pe’ dint’ ’e viche
Comme avesse vuluto
esserte frate
pe’ starte sempe attuorno
‘a ch’ jre nato

Ma ’e tutto chesto
niente aggiù pruvato
Comme avesse vuluto
che peccato.
 
Ciao Massimo! Te voglio bene assaje e non smetterò mai di dirti grazie!
 
 
 
 
(Selma Meti, Scutari - Albania) Cogliamo l'occasione per inviare un saluto al dolcissimo Gennaro Burlato, uno di "Amici di Massimo Troisi" fin dagli inizi! Un abbraccio! 

Te ne sei andato senza mai lasciarci; grazie per aver preso posto in ognuno dei nostri cuori, Massimino ! ♥
(Francesca Sanna, Cagliari)
  
Massimino, oggi voglio ricordarti così, immaginando te che ci parli: "Ragazzi ma perché piangete?!? Perché siete tristi ogni volta che mi ricordate?!? Ma io non me ne sono mica andato, mica so muort'!!! Io sono sempre qui, in mezzo a voi, accanto a voi, dentro di voi!!! Quando guardate un mio film, pervasi da quel calore e benessere interiore che non vi sapete spiegare, sono io! Quando ridete davanti ad un video con i miei compari Lello ed Enzo, sono io che vi sto vicino! Quando mi ricordate nei vostri social o su questo gruppo, sono con voi che leggo e il mio esserci vi aiuta a scrivere! Sono con voi quando parlate di me ai vostri amici o parenti più giovani che non hanno avuto modo di conoscermi: continuate a mantenermi vivo! E non piangete per carità, perché non sopporto le lacrime, che come il caffè mi rendono nervoso: ridete e siate felici, sempre, ancor di più quando mi pensate e vi ricordate di me! Vi abbraccio tutti, amici".
(Bruno Lapira, Siracusa)

Il ricordo di quel giorno nero...tutta l'Italia "mondo intero" commossa, con la metafora di un cielo che piange, ero lì accanto a te non sentivo la tua voce: "we Giusè"... ma la tua anima mi avvolse in un amore inspiegabile, per me il 4 giugno è il ricordo di tutti i giorni, ti ho sempre ricordato nei miei pensieri e spettacoli dedicati a te. Tvb Massimì!!! 
(Giuseppe Gifuni, Napoli)

Quando ci hai lasciato non avevo la capacità di capire quello che Napoli e tutto il mondo aveva perso perchè avevo appena 16 anni, ma attraverso i tuoi film, le tue interviste e i tuoi monologhi ho compreso l'artista che eri e soprattutto la persona. Avrei tanto voluto conoscerti, voglio ricordarti come una persona meravigliosa, dolce, umile, onesta e leale che rimarrà sempre nel mio cuore.
(Giovanna Migliaccio, Napoli)  

"Non sai quanto mi manchi e forse oggi di più...." 
(Gabriele Ascione, Napoli)
  
Il 4 giugno è un brutto giorno ormai da 19 anni...Ho pianto come se fossi una parte di me! ♥
(Mirella Croce)