venerdì 18 maggio 2012

Massimo Troisi, l'unico intelligente(?). Un possibile omaggio tra le righe di "To Rome with love" di Woody Allen

Giuro che non stavo già pensando a Massimo. E' stata una battuta di Roberto Benigni a far riemergere in superficie il "nostro", durante la visione di "To Rome with love" di Woody Allen. Per quest'ultimo l'età avanza e ciò si avverte nei suoi film, ma come per tutti i grandissimi trovi in ogni lavoro sempre almeno due-tre cose che valgono la fruizione. Chissà se quella battuta se l'è scritta Roberto o se era già presente nella sceneggiatura originale di Woody. Fatto sta che l'associazione mentale è scattata immediatamente nella mia mente e ho rivisto davanti ai miei occhi l'intervista di Massimo a Taormina tra Franco e Ciccio. E successivamente quella a Londra dove Sandro Paternostro gli dice che lì l'hanno definito il Woody Allen italiano. Fatto sta che Massimo c'è ancora, lo si ritrova nelle cose di oggi, attualissimo ed universale. Magari Woody non l'ha fatto apposta, ma il suo amico Roberto avrà pensato a lui almeno per un attimo.
 
"Dopo che uno che ha fatto un film di successo, e altre cose prima del film, sembra che adesso tutti abbiano scoperto Troisi come se fosse l'unico intelligente in Italia, per cui iniziano a domandarmi se Dio esiste oppure se c'è vita sulla Luna. Ma che ne so? Io ho solo fatto un film! Mi propongo di far ridere, di far divertire e basta. Non dobbiamo né esagerare, né dare subito addosso come notoriamente succede per il secondo film."                (Massimo Troisi, 1981)     
 
"Ma perché proprio io? Che cosa sta succedendo? ...Tutti che chiedono l'opinione mia, non lo so! Tutti mi domandano le cose, un inferno è diventata la mia vita! Una giornalista due giorni fa mi ha chiesto se esiste Dio. Gli ho detto che ne so, non lo so, è rimasta male...Ah, il signor Pisanello non sa se esiste Dio. Tutti mi chiedono le cose. Come si gratta la testa, con la testa o con la sinistra? Io la testa me la gratto con la mano che mi pare...è privato! La normalità, che nessuno mi interrompa, come un bel dialogo come ora.... [invasione giornalisti] "  
(Roberto Benigni in "To Rome with love", di Woody Allen, 2012)

La televisione avrà senza dubbio anche dei meriti, non è solo un mezzo di comunicazione becero. Ma contribuisce allo stesso tempo alla banalizzazione del Pensiero, come ammoniva già anni fa Pasolini. Soprattutto oggi, il piccolo schermo prova ad imporre più che proporre i criteri per determinare ciò che è "degno di nota", spesso senza lasciare spazio al confronto. E' strumento di distrazione anziché di informazione. Crea un rapporto asimmetrico con lo spettatore: la televisione dice la Verità, il Giusto, il Bello e afferma tutto da una cattedra. Ed è all'"imbecillissimo" di turno (o al primo "umanissimo", il discorso non cambia) che viene chiesto di propinare perle di saggezza o svelare aneddoti inconsistenti.
A questo punto diversi quesiti ci sorgono spontanei: come è possibile che anche giornali con una grande storia come Corriere, Repubblica ecc. pubblichino articoli e articoli su Mister Nessuno che fa una passeggiata al parco o sui (veri o montati, è uguale) litigi, riappacificazioni, tradimenti e bla bla bla... Queste sarebbero cose importanti???

"Ricordati Mario che è proibito ai postini infastidire i clienti con richieste atipiche." 
(Il capo telegrafista al postino Mario Ruoppolo)
 

                                

mercoledì 2 maggio 2012

A proposito di 1° maggio e lavoro...quanto è davvero cambiato dai tempi di Massimo Troisi e de "La smorfia"?

...poco direi, il lavoro non c'è e quando sembra esserci è sempre accompagnato da "un'altra parola vicino". E sono passati più di trent'anni. Massimo Troisi si conferma splendido precursore, affabulatore sempre attuale e capace di strapparci un sorriso anche quando...non ci resta che piangere. Anche quando abbiamo poco o nulla da festeggiare, insomma.

Un abbraccio
Cristiano
 

 

Intervistatore: "Hai paura per il tuo prossimo film?"
Massimo Troisi: "[...] Sdrammatizziamo, questo è un lavoro privilegiato. Ave' paura me pare 'nu poco troppo... Un lusso in più, no? Se al limite un film va male puoi rimane'amareggiato, te po' dispiacè'. Ma la paura no, 'a paura è quando ci stanno sessanta licenziamenti in fabbrica."