venerdì 29 aprile 2011

Massimo Troisi, Pier Paolo Pasolini e la metafora



"MA IL MONDO INTERO E' LA METAFORA DI QUALCOSA?" 

(Massimo Troisi ne "Il Postino")
   
   
"Tra le figure retoriche, dal cui amalgama si costituisce lo stile, la metafora è la predominante. Anzi, si può dire che non ci sia frammento di un'opera letteraria che non sia sospesa, lievitata, individuata, da una metaforicità almeno albeggiante. Si può dire che la metafora rappresenti la sostanziale unicità delle parole, la possibile riduzione di tutte le infinite parole a una sola, archetipa: la Parola dell'uomo. Attraverso un trascolorare infinito di metafore si può giungere a stabilire una analogia tra il caldo e il freddo, tra la luce e il buio, tra il buono e il cattivo...Nulla resiste alla potenza unificatrice della metafora: ogni cosa, attraverso essa, è paragonabile con tutte le altre cose."

(Pier Paolo Pasolini)



lunedì 11 aprile 2011

Massimo Troisi: uno vero, allergico all'artificiale. Aneddoto inedito per "Amici di Massimo"

Due mesi fa a Torino ho incontrato Gaetano Daniele, amico fraterno di Massimo Troisi e produttore con lui di quasi tutti i suoi film. Collaborò con Massimo dai tempi del Centro Teatro Spazio, per poi fondare con lui la casa di produzione "Esterno Mediterraneo".
Gaetano è una presenza molto discreta e cordiale. Mai una parola di troppo; non a caso è stato uno dei più grandi amici di Troisi.
Colgo l'occasione per ringraziarlo per la sua sensibilità e per la disponibilità, e per la gentile concessione del seguente aneddoto inedito, che mi ha svelato in esclusiva per questo blog. 
    
"Quando Massimo recitava per La Smorfia, durante le riprese di Non Stop, avvenute a Torino nel 1978, indossava un'unica calzamaglia nera. Era di lana. Era l'unica calzamaglia che aveva e che lavava raramente per forza di cose: le repliche, fortunatamente, si susseguivano numerose e gli spostamenti da una piazza all'altra erano continui, cosicché il tempo mancava. Tant'è che, per una serata al locale Centralino in via delle Rosine, visto che la calza di lana era sporca, se ne comprò un'altra. Una calzamaglia sintetica.
Una sera, quando andò in scena, proprio mentre recitava "L'annunciazione", iniziò a sentirsi male: "E la barca tornò sola, e la barca tornò sola..scusate un momento". Si alzò dalla sedia, andò dietro le quinte e svenne. Tutto per colpa delle calze sintetiche: gli sembrava di non respirare dentro quelle calze! La cosa buffa è stata che chiese scusa al pubblico e andò a svenire di nascosto.
Per scaramanzia, da allora, continuò ad usare le solite calze nere di lana."
  
In un piccolo episodio come questo è racchiusa una personalità autentica, allergica a ciò che nella vita risulta soffocante e finto.

Annalisa

Come sempre per le cose di Massimo, ho accolto questo aneddoto con l’emozione di una scoperta di casa, di famiglia, una caratteristica custodita da un mio antenato. Come l’ennesima delicatezza di un cuore e un corpo che…non potevano vestire sintetico, artificiale. La finzione, in tutte le sue sfumature e in qualunque forma, non potevano esistere nell’animo di Massimo!

Straordinario il suo chiedere scusa e andare a svenire di nascosto, quasi anomalo in questa società dell’ostentazione. Di fronte a simili “racconti”, soprattutto oggi, trovo quasi ovvia la dipartita del nostro. Penso davvero che Massimo non avrebbe voluto sostenere troppo a lungo tanta visibilità, disponibilità a tutti i costi, piaggerìa e opportunismo. Penso che nel tempo, se fosse rimasto tra noi col corpo, avrebbe comunque preso una decisione alla Mina. Avrebbe avvertito chiaramente lo stridore dei tempi interiori con quelli sociali.
 
Anch’io non ho mai tollerato le calzamaglia sintetiche, e non potendo sempre permettermi di andare a … svenire di nascosto, ho smesso di comprarle! Da una vita.

Un grazie immenso, Annalisa, per questi intensi spunti di riflessione!

Daniela
  
 
Un grazie enorme al grande Gaetano Daniele, una persona di Massimo in tutti i sensi: discreto, poco appariscente, sempre generoso e profondo. Lo stesso grazie speciale va alle altrettanto dolcissime Annalisa e Daniela, due amiche e "collaboratrici" eccezionali, tra le bellissime persone che Massimo mi ha dato l'opportunità di conoscere.


Cristiano



lunedì 4 aprile 2011

Massimo Troisi e Renato Barbieri ancora insieme dietro le quinte, lassù...

"Quando morì, fui preso dallo sconforto. Non andai al funerale, ma aprii il Centro Teatro Spazio come gesto simbolico.
Le strade di San Giorgio a Cremano erano affollate da un fiume di gente che arrivava dappertutto ed io ero lì, nel nostro teatrino, perché così lo volevo ricordare. Vennero tantissime persone a visitare il Centro, tra cui alcuni giornalisti che mi intervistarono, ma io in quel momento non ero in grado di dire nulla.
Massimo è “finito” il 4 giugno del 1994, a soli 41 anni di età. Benché io sappia benissimo che lui non c’è più, per me è ancora qui dentro, al “Centro Teatro Spazio”: lo vedo dietro le quinte, pronto ad apparire in qualsiasi momento per darmi un suggerimento, o propenso a stupirmi con qualche sua battuta esilarante. Noi abbiamo perso una colonna portante del nostro centro ma non il suo spirito, non il suo ricordo, che aleggia ancora intorno a noi."


Renato Barbieri
Dall'intervista per la mia tesi di laurea "La Smorfia di un Pulcinella senza maschera: il teatro di M. Troisi", Dicembre 2003.


Ecco come Renato voleva tenere accanto a sé Massimo Troisi.
Tra le mura del Centro Teatro Spazio, il teatrino di San Giorgio a Cremano; io lo ascoltavo in penombra, incantata, come una bambina di fronte ad un narratore di fiabe. 
Renato Barbieri non mi conosceva, ma si è aperto come un libro e mi ha parlato per ore ed ore. Un'intervista lunga e commovente dove abbiamo ripercorso la sua storia,  tutto il percorso artistico intrapreso con Massimo Troisi ed i ragazzi del Centro Teatro Spazio. Anch'io ho quindi attinto dall'inesauribile fonte di energia e di informazioni, racchiusa nel burattinaio più dolce, onesto ed elegante che abbia mai incontrato: Renato Barbieri.

Purtroppo due settimane fa anche Renato ci ha lasciato. Mi disse che Massimo era stato come un figlio per lui e che poi, gli è mancato. Anche a noi manca Massimo, e mancherà tanto anche Renato. Ora mi piace pensarli insieme, in un mondo migliore rispetto al nostro. Un mondo senza sofferenza, dove si possa recuperare il tempo perduto.

Buon viaggio, amico.

Annalisa Erriu