domenica 12 settembre 2010

"L'hanno già detto?" - Paolo Villaggio su Massimo Troisi

Iniziamo a spulciare nei nostri archivi troisiani per portare alla luce parole che contano, pensieri illuminanti e leggeri proprio come l'artista che tanto amiamo. Frasi magari poco conosciute ma che vale la pena di conoscere per riflettere meglio e guardare l'arte di Massimo da nuove prospettive. Per chi la conosce poco e per chi se ne nutre già quotidianamente.
La parola questa volta va a Paolo Villaggio, che quattro anni fa riceveva il Premio Troisi alla carriera a San Giorgio a Cremano.
      
"Se è vero che molti miti sono consacrati dalla morte prematura, secondo Paolo Villaggio questa regola non è del tutto valida a proposito di Massimo Troisi. Chiamato a ricevere il riconoscimento alla carriera alla XI edizione del premio intitolato all’attore e regista di san Giorgio a Cremano, Villaggio ha elogiato le capacità inespresse dell’artista scomparso a soli 41 anni, che lo avrebbero reso «il nuovo Eduardo».
     
Per Villaggio: «Il talento di Troisi è stato confinato in una zona della recitazione che gli apparteneva solo in parte. Lui non era soltanto un comico, ma anche un grande attore drammatico che purtroppo a causa della morte non abbiamo potuto scoprire». E ancora: «Non ho avuto il piacere di conoscerlo ma ho apprezzato la sua capacità di farsi comprendere da tutti, nonostante parlasse un linguaggio inventato, il troisese. Ho visto tutti i suoi film e ammetto che ancora oggi è un mistero il modo in cui riuscivo a capirlo. Penso che questa lingua curiosa e arlecchinesca fosse la rappresentazione di un suo disagio interiore, che però si è rivelata vincente.»"
 (stralcio dall'articolo di Francesca Bellino su "Il Mattino" del 7 luglio 2006)
       
Villaggio riconosce l'universalità della poetica troisiana, incentrata sulle difficoltà del vivere e dell'essere al mondo che uniscono gli esseri umani ad ogni latitudine. Esprime anche il suo rammarico per la scomparsa prematura di Massimo, che tanto ci ha tolto umanamente e artisticamente, e forse ha tolto anche a lui stesso i giusti riconoscimenti e l'investitura di erede di Eduardo. Un attore non confinabile unicamente nella sfera del comico ma caratterizzato anche da grandi corde drammatiche (riscontrabili soprattutto nella stupenda interpretazione in "Che ora è", al fianco di Marcello Mastroianni). Il tutto senza uscire mai dalla sua napoletanità verace ma mai urlata, sussurrata e comprensibile a chi vuole capire davvero e andare ben oltre la superficie.
      
Cristiano Esposito
 

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