venerdì 4 giugno 2010

Massimo, sei ancora qui

Il 4 giugno del 1994, in un pomeriggio tranquillo, Massimo Troisi si spegneva nel sonno a Roma (a Ostia, per l’esattezza), a casa della sorella Annamaria, per un attacco cardiaco. Se ne andava dopo sole 12 ore dalle ultime riprese de Il Postino, lasciando un enorme senso di vuoto nel mondo del cinema italiano. Per me, Massimo Troisi ha significato – e significa – molto. Sono cresciuta con la sua comicità lieve e garbata, se pur ricca di significato, e ho legato le battute dei suoi film e i pezzi della Smorfia a momenti particolarmente importanti della mia vita. Momenti che mi riportano con il pensiero alla mia famiglia (soprattutto a quella parte che non c’è più) e che mi fanno ripercorrere, come in un film, le tappe salienti della mia esistenza. Massimo Troisi era una persona forte, un attore di cui si parla spesso come se fosse ancora qui. Una personalità dirompente nonostante l’indolenza congenita, con una carica umana naturale e intelligente, e un’umiltà vera nonostante la grandezza d’animo. Sapeva mantenere una natura elegante, sempre e comunque. Un attore spontaneo, geniale, grande amante di Pasolini nelle cui tematiche affonda l’acume di quello che ha saputo realizzare. 

Massimo aveva la capacità di stupirsi sempre di qualsiasi cosa, di affrontare la vita, così come la macchina da presa, con ingenuità teorica ma con grande sapienza d’intelletto. Il cinema di Massimo Troisi, quasi rosselliniano, è un cinema attuale, ancora oggi oggetto di analisi. Massimo ha saputo realizzare una scrittura felice immersa nel proprio testo comico e profondissimo, fatto di idee personali e gag da antologia. Un cinema senza muraglie né confini (anche se completamente calato nella cultura partenopea), in cui si celebra l’antieroe, si allontanano i cliché generazionali e si esegue una commedia spontanea senza manie di teatralità estrema o lacrime inutili e, anzi, controproducenti. 

Massimo ha saputo prendere il meglio dei suoi predecessori e l’ha saputo cucire alla tradizione partenopea e alle novità del suo periodo.
Poi, però, dopo tutto questo, se n’è andato. E dire che ci aveva anche giocato, con la morte. Con la sua morte. Ci aveva scherzato su. Nel mediometraggio Morto Troisi, Viva Troisi, infatti, un’edizione speciale del telegiornale annunciava la sua morte e, subito dopo, si assisteva all’ultimo saluto da parte di personaggi famosi, tra cui, fra gli altri, Roberto Benigni, Renzo Arbore, Lello Arena e Lassie, il famoso cane protagonista delle serie televisive degli anni Cinquanta. 

Massimo, nel giorno dell’anniversario della tua scomparsa, io non ti ricordo con tristezza, ma con una dolce malinconia. Ho conosciuto Lello, Enzo, Alfredo, tua sorella. Quanto mi sarebbe piaciuto conoscere anche te. Oggi voglio ricordarti come una persona speciale, un amico che è andato a fare un viaggio in un Paese lontano e che ci ha lasciato un tesoro inestimabile, forse non ancora del tutto scoperto.

Claudia Verardi
  

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